I cani avvelenati a San Pietro Avellana potrebbero essere molti di più: per la Federazione Nazionale Tartufai sarebbero una trentina, quelli finiti al centro della guerra tra ricercatori di tartufi scoppiata in provincia di Isernia. Difficile definire con esattezza quanti, perché in molti hanno riportato i propri cani a casa quando il veleno ancora non era entrato in circolo.
Intanto la Procura di Isernia ha aperto un fascicolo contro ignoti: si recuperano elementi validi ai fini dell’inchiesta per poter stringere il cerchio attorno agli avvelenatori. Immagini di videosorveglianza del distributore di benzina vicino al piazzale, ma anche video girati nelle ore dopo l’avvelenamento dei cani, possibili testimonianze.
Nelle immagini circolate sui social si vedono flaconi di un lumachicida contenente metaldeide, sostanza classificata di Classe A che è stata regolamentata da una circolare del Ministero della Salute del 2021. Un prodotto che può essere venduto soltanto attraverso il patentito, ma che alcuni commercianti infedeli vendono sottobanco. L’Istituto Zooprofilattico di Isernia non esclude che possano essere state utilizzate più sostanze, ma adesso si attendono i risultati dai campioni inviati all’equipe della sede centrale di Teramo diretta dal direttore sanitario Giacomo Migliorati. Restano molti punti oscuri sull’avvelenamento dei cani a San Pietro Avellana: le esche sarebbero state disseminate nella tartufaia venerdì sera. L’indomani, ovvero il sabato, c’erano solo pochi ricercatori di tartufo nel piazzale del benzinaio: in tutto una quindicina di auto parcheggiate, provenienti da Caserta e paesi limitrofi. Meno gente rispetto al solito: qualcuno forse sapeva e ha tenuto lontani i propri cani dal terreno avvelenato.