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martedì, Novembre 26, 2024

Diocesi di Trivento, il messaggio per la Quaresima del vescovo Claudio Palumbo

AttualitàDiocesi di Trivento, il messaggio per la Quaresima del vescovo Claudio Palumbo

Diocesi di Trivento, il messaggio per la Quaresima del vescovo Claudio Palumbo. “Carissimi tutti nel Signore – il messaggio del vescovo Palumbo – con il Mercoledì delle Ceneri siamo entrati nella Quaresima, tempo forte della liturgia, come si sa, per prepararci alla Pasqua del Signore attraverso le tre arterie principali che la spiritualità cristiana propone a tutti e a ciascuno: la preghiera, il digiuno e l’elemosina/carità. A poca distanza dal tempo di Natale, eccoci già in Quaresima. E nel cuore si dibattono due domande, o sentimenti, contrastanti: Ci siamo, finalmente! – Rieccoci, purtroppo! Nessuna paura: è il nostro cuore, con i suoi due palpiti. L’importante è scegliere di mettere, o ri-mettere, questo nostro cuore dinanzi al Signore, aprendolo alla Sua Grazia e dicendoGli tutti insieme: Con tutto il cuore Ti cerco, rispondimi Signore (Cf. Sl 118). Lo facciamo a cominciare dal Mercoledì delle Ceneri, giorno dei grandi propositi, giorno di programmazione delle grandi imprese spirituali – nell’atmosfera di preghiera e di digiuno rettamente inteso – che dovranno scandire il tempo e segnare lo spazio dei quaranta giorni per arrivare alla Pasqua con un taccuino spirituale ricco di annotazioni “belliche”, di ferite riportate, ma anche di conquiste raggiunte (e, magari, anche con la perdita di qualche grammo di peso…). Vogliamo riscoprire l’essenziale! Quanto cioè giova alla nostra vita di fede e che, nel tempo favorevole dei quaranta giorni, può e deve essere riscoperto, nuovamente assunto, sia personalmente, che comunitariamente. Dicevamo: preghiera, digiuno e carità. Sì. Lo ripetiamo adesso sulla base di quanto Gesù Maestro, Via, Verità e Vita, ci dice nel Vangelo di Matteo (Cf Mt 6,1-6.16-18). La preghiera. Ancora quest’anno connotata da un motivo prioritario di richiesta: la pace! Signore, dona a noi la pace! In Europa, nel Medio Oriente, e nel mondo. Dona la Tua pace! Pace nei cuori. Nei nostri cuori, anzitutto, di noi, vocati da Gesù Signore ad essere operatori di pace e da Lui, per questo, definiti “beati” (Cf Mt 5, 1-12; Lc 6, 20-23). Operatori di pace all’interno delle tensioni che connotano la vita e le relazioni nelle quali siamo immersi, facendoci carico, con Gesù “Principe della Pace”, senza del quale non possiamo fare nulla (Cf Gv 15,5), di quanto è nelle nostre possibilità: contribuendo nel nostro piccolo a una cultura di comprensione, di rispetto della persona umana e dei suoi inalienabili diritti, dal concepimento al termine naturale della vita, di accoglienza e di perdono reciproco. Preghiera, per ottenere la conversione da una vita che tiene conto solo dei propri interessi a una vita sempre più evangelica, che sappia vedere, come ha fatto Gesù, anche i bisogni degli altri. Che sappia imitare lo stile di vita di Gesù nel cammino “sinodale” della vita. Preghiera per una conversione all’ ascolto di Dio e di quanto la sua Parola suggerisce per la nostra vita buona. Preghiera per essere non soltanto ascoltatori, ma anche operatori della Parola ascoltata, in un rapporto di subordinazione, non di giustapposizione: pregare, quindi, per  poi mettere in pratica quanto nella preghiera ci è stato insegnato. Come faceva Gesù. Il digiuno. È la seconda opera richiesta per la conversione quaresimale. Di quale digiuno parliamo? Certamente non della privazione alimentare volontaria intrapresa per motivazioni politiche o sociali o vagamente religiose e scandita nelle fasi di post-assorbimento, digiuno breve, digiuno medio e digiuno prolungato. Non è questo il digiuno di cui parla Gesù nel Vangelo di Matteo sopra riferito. Il digiuno di cui si parla è quello spirituale, che ci porta alla Carità, alla condivisione: condividere anzitutto cosa significa mancare di qualcosa, per poi donare a chi è costretto a digiunare. Un digiuno staccato dalla carità/elemosina può diventare un digiuno fatto per ammassare ancora di più. È un digiuno, quello cristiano, e quaresimale, ispirato e programmato su una domanda di fondo: che cosa devo eliminare dalla mia vita per la mia salute spirituale? Quali sono i “cibi” sbagliati, pericolosi e tossici per la salute della mia anima? Un digiuno, il nostro, specie in questo tempo forte dell’anno liturgico, dalle parole inutili e dannose, insulse e senza controllo, negative e aggressive che producono solo male. E nulla più. Un digiuno, il nostro, collegato con il silenzio tombale dei pensieri e delle parole inutili e rotto solo da parole pesate e pensate prima di essere dette o scritte … e affidate alla celerità supersonica dei social media, più per costruire umanità e bene diffuso, che per demolirli. Un digiuno da opere e da omissioni non buone. Un digiuno dal peccato, lebbra dell’anima e della società umana. E poi l’elemosina/carità. La terza opera di conversione suggerita per la Quaresima. Anche qui occorre una domanda di chiarimento: di quale elemosina si tratta? Certamente non delle cose superflue che, invece di buttarle, pensiamo di donare. Sicuramente, invece, si tratta di quella attenzione ai bisogni altrui che porta a privarci di qualcosa di necessario per soccorrere chi è nel bisogno più di noi. Ci aiuta a capire questo l’insegnamento di Gesù, il quale un giorno: «…Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: “In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”» (Mc 12, 38-44). Si noti come l’espressione in italiano: «tutto quanto aveva per vivere» vuole rendere quella del greco «tutta la sua vita»! Ecco carissimi. Ci siamo, finalmente! – Rieccoci, purtroppo! Quale che sia il palpito prevalente del nostro povero cuore, gli è che la fedeltà di Dio a Se stesso e, quindi, a noi sue creature, ci chiama ancora a convertirci. Convertirci nel nuovo in cui siamo immersi, non dal nuovo. Convertirci nel nuovo, perché la novità cristiana non sia vanificata al punto da non arrivare più al nostro cuore e al cuore degli uomini. Con la carta di identità di persone ferite e questuanti, di creature fatte di polvere e cenere, cioè inconsistenti, ma sempre anelanti alla Pasqua, come Abramo, nostro padre nella fede (Cf Gn 18,27), osiamo anche noi parlare al Signore, in una ora di grave difficoltà planetaria, e chiedere, domandare, prima che per se stessi, innanzitutto per gli altri e per far conoscere che Dio è giusto. E “contrattare” alla maniera di Abramo, dinanzi alla distruzione di Sodoma, la salvezza della città e dei suoi abitanti. Questuanti e penitenti, divenuti “convegno” di numerosi, e nodosi, punti interrogativi, resi cumulo di domande affannanti, vogliamo tutti ancora gridare: «Dio degli eserciti, ritorna!/ Guarda dal cielo e/ vedi e visita questa vigna,/ proteggi quello che la tua destra ha piantato/ il figlio dell’uomo che per te hai reso forte» (Sal 80, 15-16). Polvere e cenere, materia della nostra creaturalità ferita dal peccato, che nel Figlio diventa però figliolanza, e figliolanza amata, come il cieco di Gerico vogliamo gridare anche noi:«Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!»(Lc 18, 38), affinché questa biblica “contrattazione” arrivi a concentrarsi in Lui, nel Figlio, il solo Giusto, offerto per noi sulla croce. Sia questo, carissimi, il nostro pellegrinaggio quaresimale, pasquale e battesimale, che ci conduce allo splendore dell’alba di Pasqua: passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia. Per questo, ancorché inquieti, ma fiduciosi preghiamo:<brHo paura di di
re di si, o Signore. Dove mi condurrai?/ Ho paura di avventurarmi, di firmare in bianco,/ ho paura del sì che reclama altri sì./ Eppure non sono in pace: mi insegui, o Signore,/

sei in agguato da ogni parte./ Cerco il rumore perché temo di sentirti,/ma ti infiltri in un silenzio./ Signore, mi hai afferrato e non ho potuto resisterti./ Ho corso a lungo, ma tu mi inseguivi. Mi hai raggiunto./ Mi sono dibattuto, hai vinto./ I miei dubbi sono spazzati, i miei timori svaniscono./ Perché ti ho riconosciuto senza vederti,/ Ti ho sentito senza toccarti, ti ho compreso senza udirti.
…/ O Signore, ho paura della tua esigenza,/ ma chi ti può resistere?/ Affinché venga il tuo regno e non il mio,/ affinché sia fatta la tua volontà e non la mia,/ aiutami a dire di sì (Michel Quoist). Buona Quaresima a tutti e con una affettuosa benedizione nel Signore”.

 

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