E’ un malcontento crescente quello che si sta alimentando dentro l’elettorato di centrodestra per la situazione di stallo che si è creata attorno alla mancata individuazione del candidato a sindaco di Campobasso. Un candito che non c’è ancora a meno di un mese dalla presentazione delle liste, una assenza che ha determinato irritazione verso un tavolo di coalizione che, dopo settimane di trattative, non è riuscito a formulare una proposta all’altezza di una aspettativa, quella di conquistare il capoluogo di regione, che mai come in questa circostanza appariva a portata di mano. O meglio, di un tavolo che ha bruciato quella che era la carta più pesante da giocare, quella del Presidente del Consiglio regionale, Quintino Pallante, che dopo una iniziale disponibilità si è ben guardato dal restare ostaggio di aspettative e veti incrociati. Tolta la sua disponibilità, Pallante ha fatto sapere che non ritornerà sui propri passi. Nome dell’ultim’ora, circolato negli ambienti del centrodestra, è quello dell’Avvocato Aldo De Benedittis, ex assessore al Bilancio della Giunta Di Bartolomeo, candidatura che si è spenta nella culla per il No secco pronunciato dalla Lega. Non sarebbe stato chiaro, tra le altre cose, in quota a quale partito De Benedittis sarebbe finito.
Si riparte quindi da zero ma, sostanzialmente, da una situazione che sta concedendo agli avversari, il centrosinistra con Maria Luisa Forte, e l’alleanza civica con Pino Ruta, un vantaggio che alla resa dei conti potrebbe essere fatale per la coalizione che solo un anno fa ha vinto a mani basse le elezioni regionali.
Il dato di fondo è che su Campobasso sta accadendo una sorta di mutazione genetica rispetto al quadro nazionale. Nel capoluogo il centrosinistra, a brandelli in Italia, appare come una falange tetragona mentre il centrodestra, solido a livello nazionale, si presenta come una ressa sgangherata di tutti contro tutti.