Due ali di folla silenziosa hanno accompagnato la bara di Claudio Amodeo nella chiesa madre di Vinchiaturo. Tanti gli amici e i parenti che sono arrivati per dargli l’ultimo saluto, lasciando da parte la rabbia e lo sconcerto per l’ennesima vittima sul lavoro. Claudio Amodeo il 4 aprile è rimasto vittima di un incendio che si è sviluppato in una cabina elettrica della cementeria della Heidelberg Materialis Italia Cementi di Guardiaregia ed è rimasto due giorni in agonia nel centro ustionati di Napoli.
Anche se abbiamo il cuore in ginocchio, ha detto il sacerdote durante la messa, “dobbiamo ricordare che Claudio è morto mentre serviva gli altri, quindi mentre operava per il bene comune”. Una fine che ripropone il problema della sicurezza per i lavoratori, ma in questo giorno di lutto, davanti ad una morte così, “si può solo cercare conforto nella fede perché le parole giuste per riempire il vuoto di una persona cara che non c’è più, non esistono”. E il dolore richiede tempo, cura e preghiere. Il dolore della moglie Pina, che durante la funzione si è sentita male, e dei figli. “Guardo la tua foto e mi faccio domande senza risposta- ha detto la figlia Alisia tra le lacrime, quelle di una figlia che ha salutato il padre la mattina pensando di rivederlo la sera e non sapeva ancora che quello era invece un addio e questo pensiero non le dà pace. “Ma so che starai sempre accanto a noi”.
Intanto, come si sa, la Procura di Campobasso ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati.