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martedì, Novembre 26, 2024

Terzo evento enogastronomico storico-culturale, “…passò di qui; Antonio Latini e la Cucina Barocca”.

AttualitàTerzo evento enogastronomico storico-culturale, “...passò di qui; Antonio Latini e la Cucina Barocca”.

Terzo evento enogastronomico storico-culturale, “…passò di qui; Antonio Latini e la Cucina Barocca”. Domenica scorsa, per il terzo evento di enogastronomia storico-culturale, le Terrazze Miranda di Casalciprano ha “incontrato” Antonio Latini, principe della cucina barocca napoletana, ricreando l’atmosfera delle tavole barocche fatte di cibo e musica. In programma, è stato dato il concerto di musica barocca “Suite di Bach”, eseguito da Lorenzo Marino. A seguire le considerazioni di Antonio Latini , lette da Monia Rossi, e riflessioni su Antonio Latini di Franco Miranda. A tal proposito e sul personaggio Antonio Latini, Franco Miranda ha scritto: “é di indiscutibile interesse in quanto ha rappresentato il passaggio della cucina dal rinascimento al barocco. Dalle origini umilissime, costretto già dall’età di 5 anni a chiedere l’elemosina per strada, salì tutti i gradini della scala sociale (da sguattero a scalco), arrivò ad essere amico e servire eccellentissimi cardinali e principi, prima romani e poi napoletani. In questa città imbandì i banchetti più importanti, organizzati dal Reggente Stefano Carillo Salsedo, per rappresentare le grandezze della Spagna. La sua cucina era formata da geniali composizioni tendenti a meravigliare e stupire i convitati. Cercò dì rompere con le abbuffata pantagrueliche del secolo precedente, portando sulle tavole non solo la bontà ma la bellezza e l’eleganza dei cibi. Per lui era importante si la soddisfazione del palato, ma anche lo stupore degli occhi. Inventò i cibi da conversazione, presentati su un’unica tavolata e mangiati in piedi dagli ospiti, oggi chiamati buffet. Si divertiva ad accostare a carni e pesci innovativi condimenti dai più eccentrici nomi: salsa sfacciatella,  della vaiassa, piatto imbrattabarba, dell’avvocato ed altre curiosità. Attento osservatore e penna sottile prima di elencare singolarmente le pietanze preparate per i banchetti dava una precisa descrizione deggli ambienti nei quali i banchetti avvenivano: arredi, argenterie e non ultimo i comportamenti più intimi degli ospiti. Dettaglio per bontà e territori tutti i migliori alimenti che si producevano nel regno di Napoli. Del campobassano apprezzò prosciutti, funghi e tartufi, dell’isernino i gamberi dei fiumi locali. II 2 febbraio 1677, nella cattedrale di Isernia rappresentò la sua città Fabriano, per il rinnovarsi di un antico rito di gemellaggio tra le due città. Morì a Napoli all’età di 54 anni lasciando in eredità un immenso patrimonio pari a 50 milioni di scudi d’oro,  oggi valutabili in 4 miliardi e 500 milioni di euro.

 

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