di Manuela Petescia*
Il rapporto problematico tra verità e storia, tra gli eventi accaduti e la loro narrazione. Il rischio della strumentalizzazione
Strumentalizzare il 25 aprile, una delle date più importanti della storia della Repubblica italiana, riducendolo quasi a una sorta di (ridicola) dicotomia Schlein-Meloni, centrosinistra-centrodestra, PD-FDI, sortisce effetti nefasti sulle generazioni future.
Perché in Italia oggi nessuno – e dico nessuno – ha nulla a che spartire con gli anni bui del secolo scorso. Quando si dice che «le dittature hanno trascinato i popoli in guerra», o «le dittature hanno prodotto i genocidi» sono falsi storici di portata colossale, ed è questo che va insegnato a scuola, se davvero si vogliano formare i giovani alla democrazia, alla tolleranza e al pacifismo come religione di vita, mettendoli in guardia dalle derive totalitarie.
Derive che sono culturali, non politiche.
Hitler e Mussolini non nacquero dal nulla, non espugnarono il potere puntando i cannoni sulla gente inerme mentre tentava disperatamente di opporsi. Hitler e Mussolini sono figli, entrambi, della nostra cultura, sono figli entrambi dei nazionalismi europei, dittatori osannati e applauditi da una visione antiliberale (fascista, appunto, questa sì) e imperialistica della società. E i loro governi furono sostenuti da un consenso bulgaro, anche se si vuole fare finta che non sia vero (!), perché la visione antidemocratica era ampiamente condivisa.
Ed è triste ridurre la nostra storia più oscura negli slogan vuoti della politica attuale: dichiararsi antifascista cosa significa, oggi, qual è il fascismo attuale, dove stanno le mire espansionistiche, dove sta la legge Acerbo, il primo passo che consentì a Mussolini di governare con una maggioranza quasi assoluta e cambiare, così, dall’interno, tutto l’impianto legislativo del parlamento italiano?
Gli Italiani sono stati fascisti: È QUESTO CHE VA DETTO A SCUOLA, e negarlo non è solo un falso storico ma è anche un inganno pericoloso, perché impedisce una riflessione autentica sulle vere insidie del futuro. Che non sono certamente Meloni, Fratelli d’Italia o, per fare un esempio del passato, l’allora leader della destra Giorgio Almirante: sono insidie culturali e d’animo liberticida.
E allora raccontiamola la verità ai ragazzi, perché il fascismo non è un colpo di stato dietro l’angolo: il fascismo è una visione comune dietro l’angolo, la stessa – la stessa – che ha obbligato milioni di Italiani a restare chiusi in casa, che ha obbligato milioni di italiani a vaccinarsi contro il covid. Una visione comune che ha urlato agli untori e ha applaudito la polizia mentre fermava o inseguiva le persone sulle spiagge.
Non c’era nessun’altra soluzione, sia chiaro, non sono no-vax, ma si è trattato di un provvedimento di stampo fascista, come di stampo fascista è la negazione assoluta (pensiero unico) degli effetti collaterali di quei vaccini (seppure indispensabili).
La storia va contestualizzata, rivisitarla in un’epoca diversa è fuorviante e l’esempio più clamoroso ce lo consegna proprio Israele e proprio in questi giorni: da popolo icona del martirio nel mondo ad opera della Germania nazista, si sta trasformando in carnefice, simbolo di violenza e di genocidi, tanto che la sua bandiera viene bruciata nelle piazze progressiste del mondo e tanto che si vuole istituire un tribunale internazionale per giudicare i suoi crimini di guerra.
A riprova, ove ve ne fosse bisogno, dell’impossibilità di applicare alla storia categorie e giudizi universali e della necessità di procedere invece saldamente ancorati a ogni spazio e a ogni tempo.
direttore Telemolise