Una barca con vele spiegate
Dai versi, rovesciati di segno, tratti da una delle raccolte di poesie più note e amate da generazioni di lettori, “l’Antologia di Spoon River”, un omaggio anche dal Molise per l’ultimo saluto a Franco Di Mare. Un grande professionista non solo della carta stampata, che ha contribuito a fare senza “frontiere” la storia del giornalismo italiano.
Dunque se è vero come diceva Tolkien che “noi sappiamo di coloro che proseguirono, non di quelli che abbandonarono”, allora i tristi versi “Una barca con vele ammainate” certo non si addicono al noto giornalista Franco Di Mare. Di fronte ad un destino compiutosi pienamente, si possono ribaltare. E anche se hanno navigato nel tempo, portando su di loro il pesante rimpianto di una esistenza non attraversata con coraggio, si predispongono ad un’altra forma e prendono nuova vita:
Molte volte ho pensato di studiare
la lapide che gli avrebbero scolpito:
una barca con vele spiegate,
non in un porto.
In realtà non è questa la sua vita ,
ma la sua destinazione.
Perché l’amore gli si offrì e lui non si
ritrasse dal suo inganno;
il dolore bussò alla sua porta e
lui non ebbe paura;
l’ambizione lo chiamò, ma lui
non temette gli imprevisti.
Malgrado tutto aveva fame di un significato nella vita.
E adesso so che non bisogna ammainare le vele
e prendere invece i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può
condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la
tortura dell’inquietudine e del vano desiderio.
E’ una barca che ha anelato al mare
e non lo ha temuto.
Una poesia-epitaffio, questa, che così capovolta si trasforma e diventa la celebrazione di una vita vissuta fino in fondo. Rispetto alla costruzione della sua versione originale mantiene tutta la forza e la capacità di una comunicazione emotiva immediata, offrendo un mirabile equilibro fra oralità e scrittura dentro un vissuto senza negazioni. Un espediente per encomiare un giornalista magnetico dalla penna elegante, a cui tutto il modo del web ha reso omaggio, travolto da un’ondata d’affetto mentre, come lui stesso ha dichiarato, l’azienda per la quale ha lavorato con rigore e passione per tantianni lo ha dimenticato proprio nel momento del bisogno e del dolore personale. La morte di chi amiamo non è mai giusta, la malattia ancora meno, l’assenza ingiustificabile! Soprattutto nel suo caso… Un professionista, maestro di metodo e di stile, che ho ammirato molto per la sua grande capacità di scenderegarbatamente in profondità, in fondo alle cose e risalirne, cavalcandole con la parola…sempre semplice, sempre diretta, sempre libera, sempre franca. Come il suo nome! Per anni i suoi editoriali di “Sarò Franco” ad “Unomattina” li ho portati a scuola fra le mie pagine piùpreziose e commentati insieme ai miei alunni. Di questo lo ringrazio infinitamente, per essere stato con me sul “campo”-scuola, dove spesso mi sento sola in una battaglia per il futuro che richiede una cura speciale. E se siamo fortunati, magari, il nostro cuore potrebbe aver imparato qualcosa e fatto un piccolo passo avanti! Non importa se scrittori o lettori. E così, oltre a ringraziarlo adesso qui (e non sarà mai abbastanza!), prendendo in prestito i versi di un autore a lui caro, Edgar Lee Masters, fra i tanti spesso citati, lo saluto idealmente da lontano. Immagino che, a vele spiegate, continui a tenere stretta a sé la carcassa del giornalista ma più che mai l’anima dell’uomo che è stato, perché lei conosce la strada.
Annunziata D’Alessio