Una legge “sbagliata”. Una riforma che “spacca” il Paese. Insomma, per i leader del centro-sinistra non c’è tempo da perdere. Queste le parole d’ordine che hanno fatto crescere il fronte del no contro l’autonomia differenziata e che hanno portato le opposizioni parlamentari a decidere di presentare in Cassazione il quesito per fermarla. “Il fronte contrario alla riforma dell’autonomia presenterà alla Corte il quesito referendario di abrogazione totale”, ha annunciato Peppe De Cristofaro, capogruppo di Alleanza verdi e sinistra e presidente del gruppo Misto del Senato. Il senatore ha quindi ricordato appunto che il no alla riforma Calderoli sta crescendo:
Alle parole di Di Cristofaro ha fatto eco il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Oggi firmiamo per depositare il quesito” per avviare una raccolta di firme da concludersi “entro il mese di settembre”, ha detto.
Il segretario ha quindi spiegato che l’importante è essere certi “che ci sia il referendum” per indicare che oltre alla volontà politica delle Regioni ci sia “la volontà politica degli italiani” di non accettare “una legge balorda”. A muoversi, come ribadito dallo stesso Landini, sono anche le regioni.
L’opposizione della Regione Umbria, a guida centrodestra, ha annunciato la presentazione della richiesta di indizione del referendum. Anche la Toscana si è portata avanti e lo ha fatto con due testi, uno per l’abrogazione parziale e uno totale, per essere cauti e preparati a eventuali bocciature. Proposta di abrogazione anche dal Consiglio del Molise, con l’istanza di Pd, M5s e Costruire Democrazia, con il testo già in Commissione. Una iniziativa illustrata dai gruppi di consiliari nell’ultima seduta di Palazzo D’Aimmo.
Il ministro Nello Musumeci ha bacchettato il Sud, ‘spronandolo’ a superare “la sindrome di Calimero” e a uscire dall’idea “che tutto deve darci Roma”. Il referendum? “Ognuno è libero” di chiederlo ma intanto “bisogna vedere se la Consulta lo ritiene ammissibile”, le parole di Musumeci.