Dopo il grande, sorprendente successo dello scorso anno – soprattutto considerando i tempi di progettazione e promozione, davvero limitati, dell’evento – il TEATRO DEL LOTO ha deciso di dar vita alla II^ edizione di questo Festival dedicato al Teatro di Narrazione, che non potrebbe svolgersi in un contesto migliore del Teatro romano del Parco archeologico di Sepino: il luogo simbolo e archetipico,
insieme a Pietrabbondante, della Storia millenaria del Molise.
Un luogo bellissimo, ancestrale, sorto alle pendici del Matese, oltre 2 millenni fa, dove, nei secoli, si sono succedute stratificazioni archeologiche e architettoniche capaci di creare un unicum di valore mondiale. Un’Arcadia possibile, talmente fusa e bella nel rigore delle sue pietre e del suo ambiente rupestre, che ogni scenografia, in un luogo così, rappresenta un inutile orpello, tante sono le Storie che quelle pietre sanno ancora, da sé, oggi evocare e raccontare.
In un luogo così unico, come Altilia, bastano in effetti solo grandi interpreti per ricreare il primo ed essenziale atto di quell’arte millenaria che è il Teatro: saper narrare Storie. Quelle storie che, dopo il successo della prima edizione, con artisti e intellettuali molisani, sapranno ancora raccontarci per LE NARRAZIONI DI SAN LORENZO 2024 interpreti, davvero straordinari, del Teatro, del Cinema e anche
della Musica e della Canzone.
Artisti capaci di narrare, affabulare, ammaliare già grazie all’incredibile presenza scenica che, insieme alla versatilità del talento e all’unicità delle voci, li contraddistingue.
Artisti di razza, già ospiti in passato del Loto e in line con le migliori programmazioni del nostro Teatro. Amici che, dunque, ritroveremo in questa bella rassegna estiva di Teatro di narrazione.
Gli appuntamenti a Sepino/Altilia, quest’anno, non si svolgeranno in 3 giorni consecutivi, come nel 2023. Sono previsti, nell’arco comunque di una settimana, il 3, il 7 e il 10 agosto, il giorno San Lorenzo e delle Stelle cadenti, in cui idealmente si congiungono queste nuove narrazioni.
Come quando sull’aia, un tempo, in attesa di quelle scie luminose capaci di incendiare il cielo, evocatrici di buona sorte e di vita da rinnovare, si restava ad ascoltare Storie, tutti insieme, in un rito che coinvolgeva famiglie e comunità̀.
In realtà̀, quale ideale trait d’union fra l’edizione 2023 e l’edizione 2024 de LE NARRAZIONI DI SAN LORENZO, il 2 agosto, Stefano Sabelli in Piazza Spensieri, a Ferrazzano, davanti ai suoi mosaici ultimati e inaugurati per l’occasione (dopo 5 anni di lavori, cominciati a settembre 2019) festeggerà̀ la 50^ replica di FIGLI DI ABRAMO. Una replica speciale prevista per il raduno dei partecipanti al
CAMMINA MOLISE 2024, prologo al nuovo tour dello Spettacolo, replicato in tutta Italia anche per la stagione 2024/2025. Una replica cui, insieme a Camminatori provenienti da tutta Italia, è invitata a partecipare, gratuitamente, anche tutta la cittadinanza di Ferrazzano.
Dopo questa ideale Anteprima, LE NARRAZIONI DI SAN LORENZO 2024, saranno inaugurate a Sepino, con nuove bellissime Storie raccontate, il: 3 agosto, da Peppe Servillo, con MARCOVALDO
Sempre più̀ a suo agio come intrattenitore totale, capace di svariare dalla grande letteratura alla grande canzone, con il supporto, alla chitarra, di Cristiano
Califano, il front man degli Avion Travel, partendo da quelle canzoni del gruppo
casertano più̀ legate alla poetica di Italo Calvino (“Scherzi d’affitto”, “La
conversazione”, “Cuore Grammatico”), finisce per interpretare le avventure del
protagonista di geniali novelle, create da uno dei più̀ grandi narratori italiani del
secondo Novecento. Con voce ironica e profonda, Peppe da corpo ai lati più̀ fiabeschi
e ironici del personaggio di Calvino, evidenziandone l’assoluta modernità̀. Una
modernità̀ che, però, rappresenta anche: la vita complessa caotica delle città;
l’urbanizzazione senza razionalità̀ e ordine; l’industrializzazione crescente; la povertà̀
delle fasce più̀ basse e deboli della popolazione; la difficoltà nei rapporti umani ed
interpersonali. Da qui partono le Storie di un eroe tragicomico che affronta le
difficoltà quotidiane con fantasia e immaginazione e che insegna come, in ogni
momento e in ogni giorno, in fondo, si possano ricercare segni e occasioni per poter
essere felici.
7 agosto, da Roberto Mercadini con LA PIÙ STRANA DELLE
MERAVIGLIE
Narratore, autore-attore, scrittore, poeta e divulgatore cesenate, Mercadini è
capace come pochi di raccontare Storie che contengono altre Storie, che ne
contengono altre ancora. E qui ci racconta la Storia di uno dei più̀ grandi narratori di
Storie di tutti i tempi. Forse del più̀ grande: William Shakesperare. Nell’affrontare il
racconto del grande Bardo – del Cigno dell’Avon, se si preferisce – Roberto narra il
Tempo e il Teatro di Shakespeare, insieme allo stupore e lo sgomento che sente di
fronte a questo titano, pronunciando le stesse parole che il grande William fa
pronunciare ai suoi stupefatti e sgomenti personaggi: “Questa è la più̀ strana delle
meraviglie” dice, infatti, Orazio ad Amleto, davanti allo spettro del Padre. Samo certi
che nulla più̀ della meraviglia di questo racconto trova casa nel meraviglioso arco del
Teatro di Altilia, con le sue case coloniche settecentesche costruite a raggiera sopra la
cavea romana. Quasi una versione, in pietra, più̀ antica e forse ancor più̀ bella del
Globe Theatre, il Teatro elisabettiano per eccellenza. Circostanza che aggiungerà̀
ancor più̀ stupore e fascino a un racconto già̀ pienamente colmo di stupore e fascino.
10 agosto da Elio Germano e Theo Teardo con IL SOGNO DI UNA COSA
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini, nel dare
corpo a questo racconto, Germano e Teardo si affidano a una narrazione per parole e
suoni quasi mimetica, epigona di una tradizione contadina orale. Le voci dei
protagonisti, cui dà vita Elio, trovano corpo in un paesaggio sonoro vivo, fremente,
quello creato da Teho, in cui la pioggia, lo scrosciare dell’erba e del fiume, i rintocchi
delle campane e la voce del vento sono sfondo mitico e immutabile all’esistenza di tre
ragazzi friulani, raccontati nel germoglio di una gioventù̀ destinata subito a sfiorire.
Fra passi di danza, di marcia si dipana la narrazione di tre vite in fuga dall’Italia del
secondo Dopoguerra. Un estenuante cammino teso a inseguire… IL SOGNO DI UNA
COSA.
Siamo nel 1948. Dai loro paesi, “senza sapere l’uno dell’altro”, Nini, Milio e
Eligio, alla soglia dei vent’anni, raggiungono una festa in un altro paese, ritrovandosi
infine implicati nell’ebrezza di quella festa. Ne nasce un racconto che ha la cadenza
fatale dei viaggi orrifici e iniziatici delle fiabe più̀ cupe. Dove, in quell’Italia ancora
tutta da ricostruire, una Meglio Gioventù̀ friulana, uscita dalla guerra stremata dalla
povertà̀, che sogna un mondo e una vita diversa, si ritrova infine profuga e reietta,
della propria stessa esistenza. Attratti dal sogno di trovare altrove una vita migliore,
coltivando la speranza di un lavoro dignitoso, di avere cibo tutti i giorni e giustizia
sociale, i tre amici attraversano, illegalmente, il confine con la Jugoslavia. Una specie
di rotta balcanica immaginata al contrario, attraverso quello stesso confine oggi
tentato da profughi in fuga verso l’Italia. La narrazione di una moderna Odissea, dove
non si ricorre ad effetti speciali. Piuttosto alla forza, polifonica, evocativa e bruciante
di un talento che da forza all’Arte di raccontare. Quella di cui è capace Elio, a ragione
considerato il più̀ versatile dei grandi interpreti del nuovo Cinema italiano, vero
trasformista del corpo, dell’anima, della parola, già̀ vincitore di premi internazionali
(Palma d’oro a Cannes e Orso d’oro a Berlino). E quella di Theo, polistrumentista e
compositore, geniale creatore di ambienti sonori (David di Donatello per Il Divo di
Sorrentino). Un incontro, il loro, che si fonde in un viaggio di musica e parole,
intreccio di meraviglia e orrore, di coraggio e paura, dove convivono desiderio di
cambiamento e nostalgia per un tempo perduto. Soprattutto, la capacità di raccontare
la vita come sacro vincolo tra gli uomini e radicamento alla terra. Per dirla con
Pasolini, danno vita a un racconto “colmo di un sentimento immenso, straripante,
della vita”.
Tre nuove e meravigliose notti d’agosto, da trascorrere in uno dei luoghi più̀
iconici del Molise, il Parco Archeologico di Sepino, ad ascoltare storie. Come si
faceva un tempo sull’aia, in attesa delle Stelle cadenti. Quelle Scie luminose che tutti,
dopo LE NARRAZIONI, ci impegneremo a cogliere in cielo per rinnovare lo spirito
della nostra vita, connetterci meglio a quella di chi ci sarà̀ seduto vicino e ritrovare
quella di chi ci manca.
Noi del Loto, in particolare, cercheremo di cogliere quella stella, quella scia di
luce che il 10 agosto, a chiusura della rassegna, nel giorno in cui avrebbe compiuto il
suo 67° anno, meglio ci connetterà̀ al ricordo di Roberto Sabelli, progettista del
Teatro del Loto, archeologo e studioso di valore internazionale, che tanto manca alla
sua famiglia e a tutta la Comunità̀ del Loto.