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giovedì, Settembre 12, 2024

Domenica a Isernia “Arte nel Borgo-Mostra Collettiva Diffusa nel Centro Storico”

AttualitàDomenica a Isernia "Arte nel Borgo-Mostra Collettiva Diffusa nel Centro Storico"

L’Associazione “Il Merletto d’Isernia l’Arte nelle Mani” in collaborazione con l’Associazione “SM’ART – l’arte sm!” con il patrocinio di Isernia, nell’ambito della Manifestazione “Borgo nel merletto – Terza Edizione” organizzano “Arte nel Borgo – Mostra Collettiva Diffusa nel Centro Storico d’Isernia”: l’iniziativa nasce dalla volontà di confermare l’ormai decennale volontà dell’Associazione SM’ART – l’arte sm!, di promuovere il territorio di appartenenza attraverso gli eventi d’arte e cultura e insieme rilanciare anche il patrimonio sociale e tradizionale. Quella del merletto di Isernia è arte antica e originale, che conferisce grande identità alla storia della Città di Isernia, e che la posiziona fra le eccellenze nazionali di questa nobile e straordinaria arte. Unire l’arte pittorica a quella del merletto è una occasione che abbiamo voluto cogliere, per dimostrare che in generale l’arte non conosce confine e tanto fanno bene allo spirito e alla conoscenza quei momenti in cui una cosa si unisce con l’altra, poiché sull’affermazione delle differenze specifiche si fonda il principio di identità di un paese, di un territorio.

L’inaugurazione della mostra è programmata per il giorno domenica 25 agosto 2024 alle ore 18:00 presso il Borgo del Merletto, nel cuore del centro storico d’Isernia. La mostra proseguirà fino al giorno 14 settembre 2024. Sono stati messi a disposizione degli artisti cinque locali, già parzialmente allestiti con le opere del merletto a tombolo denominati come segue:

•   Sala da pranzo;

•   Museo;

•   Shop;

•   Atelier;

•   Scuola del merletto.

 

Gli artisti in mostra sono:

 

1.     Andrea Caradonna

2.     Michele De Filippo

3.     Mauro Giangrande

4.     Serenella Gregorio

5.     Lucio Monaco

6.     Franco Secone

 

Ogni stanza ospiterà da uno a due artisti invitati direttamente dall’organizzazione.

 

Nota critica a cura di Carmen D’Antonino:

Andrea Caradonna: l’artista si esprime attraverso il disegno a matita, spaziando fra temi della tradizione sacra, popolare, la ritrattistica, il mondo animale. Lascia che il sia il disegno ad attraversare il suo animo esplorando di volta in volta ciò che ritiene opportuno, e trasformandolo evidentemente in icastico strumento di conoscenza del doppio mondo interiore/esteriore. Caradonna predilige il tratto forte e intenso, in bianco e nero o comunque con una ridotta tavolozza cromatica, dai chiaroscuri definiti, trascurando la resa veristica e incoraggiando una lettura d’espressione, emozionale, in alcuni momenti misteriosa, sospesa, vibrante e penetrante. Come se volesse scientemente rinunciare alla impeccabilità tecnica per dare spazio alla dimensione poetica.

Michele De Filippo: ascrivibile alla categoria dell’artista “classico”, nel senso migliore del termine, perennemente ispirato, prolifico e eclettico, utilizza con estrema sapienza e consapevolezza la dotazione tipica dell’artista e infatti per lui la tela e il pennello sono i mezzi attraverso i quali poter esperire scenari di evocazione impressionista, cubista, metafisica, surrealista e astrattista. Dando dimostrazione di conoscerne i fondamentali e insieme anche gli aspetti particolari. La sua più riconoscibile e identitaria o passione è per l’Impressionismo. Le sue opere, realizzate principalmente con colori acrilici su tela, spaziano tra soggetti reali e immaginari, con un forte richiamo infatti alle tecniche dei maestri impressionisti.

Mauro Giangrande: Anche Giangrande, ci propone un multiverso semantico ed esperienziale. Se fosse un musicista sarebbe certamente un polistrumentista. E infatti nell’arte il suo approccio è proteiforme, sintomo chiaro della sua irreprensibile curiosità e desiderio di misurarsi con un inesauribile bagaglio di idee sempre e in crescente divenire. Il ritratto sovente si combina agli elementi simbolici, e di narrazione e rimane suscettibile di interpretazioni che in tal senso posizionano i lavori dell’artista oltre il tempo e lo spazio. La superficie dell’opera sembra ricca di texture, con spruzzi, macchie e pennellate dense che aggiungono profondità e dimensione. L’opera trasmette un senso di energia e spontaneità, come se catturasse un momento di intensa creatività o un’esplosione di emozioni. Questo potrebbe suggerire un’esplorazione dell’interiorità dell’artista o un tentativo di esprimere l’incontrollabile forza della natura o dell’emozione umana.

Serenella Gregorio: Nei lavori della Gregorio l’espressione artistica si manifesta come impulso diretto alla creazione. Gesto spontaneo della stessa qualità del magma che plasma un paesaggio in divenire continuo. Si potrebbe definire energia dell’atomo. La Gregorio compie una esplorazione importante che si basa su una originale indagine delle strutture primarie, di come queste si articolino fino alla formazione degli ultimi stadi delle cose. È quindi il repertorio delle esperienze naturali ad ispirare le sue tras-formazioni. La livrea di un alligatore, l’interno di un melograno, i germogli dell’erica gracilis, la solidificazione del magma, il movimento degli organismi monocellulari osservati al microscopio. Su un registro diverso compaiono poi filamenti oppure oggetti di diversa intellegibilità come a conferire allo spartito pittorico direzione, orientamento in evidente antitesi alla neutralità del fondo omogeneo. Ferite e frammenti, che testimoniano la volontà di recuperare il controllo rispetto a ciò che succede nonostante la nostra volontà. La Gregorio non si accontenta di essere spettatrice, caratteristica questa tipica degli artisti, che approfondiscono la conoscenza per tutelare il mistero della vita.

Lucio Monaco: inconfondibile e immediatamente riconoscibile, Monaco affronta una ricerca difficilissima. Evidentemente debitore della lezione della pop art italiana e in particolare ai decollage di Mimmo Rotella, la difficoltà della sua ricerca si manifesta nell’essere riuscito a contribuire all’avanzamento di una pratica artistica inflazionata e inevitabilmente legata al suo Maestro originario, già richiamato Rotella, aggiungendo di fatto a questa una sorta di sovrascrittura autentica e automatica, come di fatto lo sono il colore, il segno spontaneo, il disegno a volte più controllato, la pennellata più materica e gli inserti polimaterici, che aggiunge al sostrato dei lacerti di manifesto che in questo senso si sostituiscono alla tela, aumentandone la tensione, la potenza, l’intensità, di un messaggio che parte dalla cultura popolare e termina nella speculazione, nella riflessione attuale anche di denuncia e rivendicazione.

Franco Secone: è noto per la sua capacità di intrecciare memoria, tradizione e modernità attraverso opere che spesso riflettono una forte connessione con la sua terra d’origine. La sua produzione artistica si muove tra pittura e scultura, con un profondo legame con il territorio abruzzese, che emerge come fonte di ispirazione continua. Uno degli aspetti centrali delle opere di Secone è il dialogo tra il passato e il presente. L’artista sembra essere interessato a esplorare le radici culturali del suo contesto, sovrapponendole a visioni più moderne e universali. Questo approccio si traduce in una rappresentazione del paesaggio e delle figure umane che non è mai puramente descrittiva, ma sempre intrisa di simbolismo e significato. Anche la scultura gioca un ruolo importante nella sua opera. Secone spesso lavora con materiali che richiamano la terra e la natura, come la pietra, il legno e il metallo, integrandoli in composizioni che riflettono la storia e l’identità del territorio abruzzese. Le sue sculture, pur essendo moderne, mantengono un senso di atemporalità, come se fossero emerse dalla terra stessa, portando con sé tracce del passato.

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