di Manuela Petescia*
Vorrei parlare di un cane, il mio cane.
E non perché fosse il mio cane, cosa che non avrebbe alcuna rilevanza, ma perché la sua morte ingiusta e prematura solleva un problema serio, sentito da più parti, fonte di molte preoccupazioni.
Presa in un canile quando aveva pochi mesi, si chiamava Attila e in poco tempo era diventata un gigante, una femmina di 70 chili di rara bellezza e di rara intelligenza, vivace, giocherellona, buonissima.
Soffriva di una patologia congenita, una fragilità muscolo-scheletrica aggravata proprio dalle sue dimensioni, circostanza che tuttavia non le impediva di condurre una vita pressoché normale.
Con le cure veterinarie costanti, cospicue e puntuali, si era infatti trovato un ottimo equilibrio e per sette lunghi anni ha giocato, è uscita regolarmente a passeggio, ha fatto le sue corse spensierate sulla spiaggia, si è tuffata in mare.
Poi in questo ultimo anno un lento declino, come se i farmaci non ottenessero più gli effetti di un tempo: ha cominciato a zoppicare e a muoversi sempre di meno, alternando giornate di severa sedentarietà a giornate di moderata vivacità: alti e bassi, insomma, ma anche questo era, tutto sommato, un buon equilibrio, i veterinari erano fiduciosi.
Ma una notte di agosto è precipitato tutto e Attila è morta in pochi giorni.
Qualcuno ha ben pensato di festeggiare non si sa quale evento improvvisando i fuochi d’artificio a due passi dal giardino dove viveva il cane.
Con quel rumore assordante che faceva tremare le mura, e i lapilli che finivano anche su di lei, Attila è stata colta dal panico e si è precipitata a ripararsi nella siepe di confine, sfondando con la sua mole possente rami e arbusti fittissimi.
Peccato che abbia sfondato anche le sue ossa, le poche ossa sane su cui riposava quel fragile equilibrio motorio.
E da quella notte non si è alzata mai più.
La sguaiata superficialità di chi non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni è valsa dunque la vita di un cane, il mio cane.
Quando sono annunciati, che sia un Capodanno, una festa patronale, o una sagra, gli spettacoli pirotecnici si svolgono nel rispetto delle norme vigenti e danno modo di premunirsi, di proteggere gli animali e di metterli al riparo, in una situazione confortevole.
Quando si improvvisano invece – abitudine pericolosa e diffusissima – eludono quasi sempre tutti i regolamenti, norme che individuano orari, luoghi ben precisi da destinare a questi eventi e soglie del rumore altrettanto ben precise da non superare in alcun modo.
E possono costare la vita di tante creature indifese.
Ciao Attila, spero che la tua morte non sia stata inutile.
*direttore Telemolise, Il Giornale del Molise
Ecco il link del servizio andato in onda su Telemolise.