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sabato, Novembre 16, 2024

Quel giornalista che non parla mai di sé

EditorialiQuel giornalista che non parla mai di sé

di Manuela Petescia*

Scrivere sull’opera di un collega non è cosa semplice e merita circostanze speciali, qualcosa capace di sorprendere ed emozionare.
Il collega è Agostino Rocco, giornalista isernino, firma storica di questa regione e per anni volto familiare in tv, ex direttore della Biblioteca provinciale di Isernia.
Si suol dire che oggi esistano più scrittori che lettori, eppure il personaggio è sicuramente un caso a parte.

Fino al 2010, anno in cui lasciò la direzione della Biblioteca per limiti d’età, aveva pubblicato (con pseudonimo) un solo romanzo, di spionaggio, per una casa editrice importante. Da allora ha iniziato una frenetica attività di scrittura, schivando sempre e sistematicamente qualsiasi intervista (l’unica per Telemolise risale al 2021) e rifiutando anche le presentazioni, gli incontri, insomma tutte quelle manifestazioni che gli autori, me compresa, sono soliti organizzare per farsi conoscere. E per farsi un po’ di pubblicità.
Chi usa le librerie più importanti, chi le sale per convegni, chi i teatri, chi le aule dei consigli comunali o quelle delle istituzioni provinciali: insomma ognuno mette in mostra le proprie opere e le proprie medaglie, ma lui, Agostino, no: «Scrivo per me stesso», dice, «d’altra parte ho scritto per mezzo secolo, una vita da corrispondente di provincia, ma credo da giornalista vero in una realtà di limitate dimensioni geografiche, economiche e sociali come il Molise, ricco però di grande umanità, di storia, ambiente e belle tradizioni».
Ebbene nonostante la scelta di mantenere un profilo rigorosamente basso, i romanzi di Agostino Rocco sono presenti in molte biblioteche pubbliche e vendono abbastanza bene su Amazon, dove l’autore non si spende nemmeno in promozioni. Nell’ultimo mese, dal 15 ottobre al 15 novembre, solo su Amazon sono state vendute decine di copie, una media di quasi due libri al giorno. Non male, se solo si ricorda che la lettura è diventata purtroppo un hobby per pochi, sopraffatta da media, social e televisione.
Quali generi predilige? La risposta è fredda, precisa, nelle ultime battute amara: «Non ho un genere particolare, mi piace raccontare vicende di vita, in parte storie vere, un po’ thriller, come “Il giudice degli inganni” e “Storia d’amore, camorra e whisky scozzese”, oppure a tinte gialle come in “Confessioni di un commissario di Polizia “. Ho scritto anche un romanzo storico farsesco su Mussolini e i suoi amori, tanti, e alcuni saggi d’inchiesta come “Sotto il segno del terrore”, la drammatica disamina di omicidi di stato avvenuti dagli anni Cinquanta ad oggi, una breve storia di Elisabetta II, il romanzo breve sul Titanic ed altri racconti. Ho anche pubblicato un volumetto di versi, riesumando il mio primo amore giovanile, la poesia».
Poi si schiarisce la voce e conclude: «In questi giorni è in vendita il mio ultimo lavoro “Combatti il tuo cancro”, frutto della mia esperienza personale. Un breve saggio su come affrontare la malattia attraverso le proprie risorse psicologiche, secondo le ultime teorie della scienza. L’ho scritto per dare soprattutto consigli e speranza a chi purtroppo subisce una sua drammatica esperienza di vita».
Schivo, allergico alle telecamere (quando vogliono parlare di lui), riservato, quasi trasparente in questo mondo chiassoso di autocelebrazioni seriali, Agostino Rocco dunque ‒ con una svolta spettacolare e una sola singola frase ‒ rompe tutti gli schemi e ci parla del cancro. Il suo.
E lo fa per consolare gli altri e spingerli a lottare.
Grazie Agostino, se la grafica disponesse di emoticon ci metterei un cuore: questa tua improvvisa e preziosa disponibilità rivela quella grande persona che sei.

*direttore di Telemolise

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