«Senza l’allineamento del cronoprogramma delle line produttive in esaurimento a Termoli con quello della gigafactory, gli operai rischiano una nuova cassa integrazione»
«La realizzazione della gigafactory a Termoli non può più essere oggetto di promesse a lungo termine o di piani indefiniti. Il messaggio da lanciare in vista del tavolo del 17 dicembre al MIMIT con Stellantis è chiaro: la gigafactory deve essere realizzata e può esserlo, ma questa volta serve concretezza e rapidità. Basta rinvii, servono impegni concreti e vincolanti sia da parte del Governo che di Stellantis. Non possiamo restare indietro rispetto a Paesi come la Spagna, che stanno già producendo risultati tangibili». Questo il pensiero espresso da Roberto Gravina, consigliere regionale del M5S e coordinatore nazionale del Comitato Enti Locali del Movimento, dopo la conferma da parte di Stellantis dell’investimento in Spagna, con i cinesi di Catl, per realizzare una gigafactory a Saragozza che produrrà batterie al litio ferro fosfato a partire dal 2026.
Gravina sottolinea che, mentre i progetti di Stellantis in Spagna avanzano con decisione, in Italia si è, per l’ennesima volta, nella fase degli intenti e delle rassicurazioni che devono ancora trovare riscontro. «Non possiamo ignorare il fatto che in Spagna i progetti di Stellantis sono già in movimento, grazie anche a condizioni più favorevoli, come un costo dell’energia inferiore di circa il 50%, mentre in Italia restiamo impantanati in rinvii e promesse ad oggi più volte non mantenute. È positivo sapere che la gigafactory a Termoli non sia esclusa dai piani di Stellantis, ma non possiamo accontentarci di un generico riferimento al primo semestre del 2025 per confermare e chiarire i progetti. Per i lavoratori e l’indotto di Termoli, il tempo delle attese è finito. Servono piani industriali definiti, con tempi e modalità chiari, per garantire un futuro solido al nostro territorio. Infatti – continua Gravina -, desta comunque un’immutata preoccupazione lo sfasamento tra il cronoprogramma che condurrà progressivamente alla chiusura delle linee produttive ad oggi esistenti a Termoli e il cronoprogramma di Acc, avvolto ancora nella nebbia e che di fatto, proprio con le ultime dichiarazioni di Stellantis, avrà come minimo un’ulteriore deroga e l’ennesimo slittamento del progetto della gigafactory, progetto che doveva riassorbire proprio quegli operai in uscita dalle linee produttive in esaurimento che, invece, stando così le cose, rischiano una nuova cassa integrazione».
La critica al Governo da parte del coordinatore nazionale del Comitato Enti Locali del Movimento è netta: «La poca lungimiranza del Ministro Urso e dell’esecutivo Meloni ha già privato il progetto della gigafactory di Termoli dei fondi PNRR. Come se non bastasse, la nuova Legge di Bilancio ha tagliato il Fondo Automotive di 4,6 miliardi, risorse fondamentali per sostenere programmi di riconversione industriale e transizione verde. Ora, più che mai, è indispensabile reinserire questi fondi e garantire il loro utilizzo immediato per progetti strategici come quello di Termoli», afferma Gravina che insiste anche sull’urgenza di spostare il tavolo automotive al massimo livello istituzionale.
«In virtù delle nuove posizioni espresse da Stellantis, appare indispensabile che il confronto venga trasferito alla Presidenza del Consiglio. Questo garantirebbe un maggiore peso politico alle trattative e la possibilità di ottenere impegni concreti e verificabili. Non possiamo continuare a dipendere dall’inefficacia dimostrata dal Ministro Urso nella gestione di una crisi che riguarda non solo Termoli, ma l’intero settore automotive italiano. Servono politiche industriali coraggiose e mirate, che mettano l’Italia in condizione di competere con i Paesi che stanno già investendo nella transizione green invece di affannarsi, come sta facendo il ministro Urso, a chiedere all’Europa un rinvio delle scadenze sulle regole del Green Deal già stabilite e rispetto alle quali rischiamo, in questo modo, di non essere in grado di dare risposte produttive adeguate mentre i nostri competitor, come la Cina, non si fermeranno di certo nel loro sviluppo e, ad oggi, sono già avanti di oltre vent’anni in questo stesso settore. Il Governo deve garantire che le intenzioni si trasformino in piani di produzione reali e rispettati nei tempi, perché i lavoratori di Termoli e dell’indotto non possono più aspettare», conclude Gravina.