Più di una boccata d’ossigeno per il Molise il voto favorevole all’emendamento alla Manovra Finanziaria, che stanzia 90 milioni per le casse della sanità molisana.
I soldi saranno ripartiti in due anni: 45milioni nel 2025 e 45 nel 2026.
Inoltre, dal 2025, al Molise andranno altri venti e più milioni all’anno, nella sede di ripartizione della spesa sanitaria nazionale. In questo modo sarà anche abbattuto il limite dei 500mila residenti, previsto dal decreto Balduzzi e relativo al parametro minimo degli abitanti.
Insomma due notizie positive.
C’è però un rovescio della medaglia, ed è quello che resterà a lungo un miraggio, e cioè la rete della tempo-dipendenza per infarti e ictus perché Roma continua a imporre al Molise di razionalizzare le spese.
La struttura tecnico-burocratica della sanità ha bisogno di tagliare un bel po’ di costi, dalle enormi uscite per le prestazioni aggiuntive, che costano milioni ai servizi specialistici affidati all’esterno.
Per non parlare degli appalti, che da anni non vengono indetti, moltiplicando le spese senza razionalizzazione e riduzione dei costi.
Va poi considerato l’indirizzo di un tavolo tecnico ministeriale che continua a porre ostacoli riguardo la possibilità di migliorare i servizi del sistema sanitario regionale, favorendo di fatto la mobilità passiva, determinata dai molisani che vanno a curarsi fuori.
Da una parte il tavolo taglia, dall’altra impedisce di risparmiare, favorendo le trasferte dei pazienti molisani.
Insomma c’è un bicchiere mezzo pieno, ma c’è anche un bicchiere mezzo vuoto ancora da riempire e il problema reale resta quello del conflitto istituzionale aperto con il tavolo romano tecnico-ministeriale che con la mano destra dà e con la sinistra toglie.