Anno sabbatico per la politica molisana. Archiviate ormai tutte le elezioni possibili e immaginabili, il 2025 sarà caratterizzato da un solo unico appuntamento di rilievo: il rinnovo della carica di Presidente del Consiglio regionale e del collegato ufficio di presidenza. Da regolamento, il giro di boa della legislatura regionale è fissato a due anni e mezzo dal suo avvio. Quintino Pallante che, va detto per inciso, ha operato bene imponendo a ragione una disciplina asburgica ai lavori, si è insediato l’ormai lontano 24 luglio 2023 e sarà quindi in cadenza alla fine dell’anno in corso. Tra le ipotesi possibili, c’è anche quella della sua rielezione, cosa che in passato è accaduta solo due volte, ad Angela Fusco, al tempo di Michele Iorio, e a Salvatore Micone, al tempo di Donato Toma. Quest’ultimo, va ricordato, tentò di modificare il regolamento estendendo a cinque gli anni di mandato per il vertice dell’assemblea, ma la riforma non passò per l’opposizione sia della maggioranza sia della minoranza. La ragione fu, e resta, molto chiara. Il rinnovo di mezzo termine del Presidente e dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, è l’occasione per una serie di riposizionamenti politici, la negoziazione di nuove posizioni e, in alcuni casi, di attese rese dei conti all’interno delle coalizioni. A fine anno, salvo sorprese, dalla Regione potrebbero arrivare novità. Insieme a Pallante andranno a rinnovo i vicepresidenti Vittorino Facciolla e Stefania Passarelli e i segretari Angelo Primiani e Fabio Cofelice.
Su altri versanti, segnatamente quello del Comune di Campobasso, potrebbero arrivare novità tali da far immaginare un voto anticipato. A primavera si conosceranno gli esiti del ricorso elettorale presentato da Aldo De Benedittisis del centrodestra e pendente al Tar. Ma è un’altra la questione da tenere sott’occhio: i rapporti di maggioranza tra il PD e il Cantiere Civico, un dialogo, quello tra le due forze che ricorda quello tra Galileo e l’Inquisizione. Vedremo se finirà con una abiura. Intanto il PD è stato chiaro con gli alleati: chi vota contro in giunta, deve dimettersi. Il rapporto tra Sindaco e assessori è fiduciario e se la fiducia viene meno, bisogna essere consequenziali. Insomma, se non è un avviso di sfratto del PD al Cantire civico, poco ci manca. Solo una cosa potrebbe fare da deterrente. L’anno sabbatico è per definizione senza compenso e c’è da credere che nessuno stia fremendo per un anno di congedo non retribuito.