Ruvido come la carta vetra, ma sempre diretto e mai banale. Antonio Di Pietro torna sulla scena e lo fa a modo suo, mettendosi dalla parte della riforma del governo Meloni e del ministro della Giustizia Nordio.
Favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati, lui che per una stagione ha rappresentato con il pool di Mani Pulite, una roccaforte inespugnabile della magistratura.
Oggi sul Corriere della Sera l’intervista nella quale spiega le ragioni che lo collocano sul lato opposto dell’Associazione nazionale dei magistrati: in campo tra due squadre, ha dichiarato in perfetto dipietrese, l’arbitro è un giudice terzo e imparziale e non un giocatore. Giudice e Pm fanno parte della stessa squadra, ma non dovrebbero percorrere la stessa carriera professionale per garantire un contraddittorio nel processo impostato sui criteri di parità.
Chi critica la riforma, teme un indebolimento del pubblico ministero. Un argomento ricacciato indietro dall’ex magistrato di Montenero di Bisaccia: questa, ha spiegato Di Pietro, è una fake news, perchè la riforma non modifica l’articolo della Costituzione che stabilisce che l’autorità giudiziaria e quella requirente sono totalmente indipendenti da ogni altro potere dello Stato.
Proprio Di Pietro, contro il decreto cosiddetto colpo di spugna dell’allora ministro Biondi, lesse lo storico comunicato del pool di Milano mettendosi di traverso alla riforma. Quando da Pm criticavo il decreto Biondi, ha risposto al Corriere, io ci mettevo la faccia davanti alle telecamere.
Non sono mai stato iscritto all’Anm – ha aggiunto – perchè l’ordine giudiziario è un potere dello Stato, sei indipendente contro chi scioperi?
Infine l’invito ancora senza fronzoli. All’anno giudiziario anziché tenere in mano la Costituzione, i magistrati farebbero bene a rileggersela.