La Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai titolari della società De Francesco Costruzioni, Franco Antonio De Francesco e Alessandro De Francesco e di Lesya Tsiluyko, titolare della società Arta e di tutti gli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Chieti su presunti reati commessi nell’ambito dei lavori di ampliamento del cimitero di Francavilla a Mare. Viene così meno qualsiasi misura cautelare, mai eseguita, a carico degli stessi, dopo che il GIP presso il Tribunale di Chieti aveva già rigettato la richiesta della Procura e il Tribunale del Riesame di L’Aquila e aveva disposto la sottoposizione all’obbligo di firma, respingendo la ben più gravosa istanza del Pubblico Ministero. La sentenza della Cassazione prevede l’annullamento dell’obbligo di firma senza rinvio. Accogliendo il ricorso la Corte ha stabilito che non occorre procedere a un nuovo giudizio di merito.
Piena determinazione a proseguire tutte le iniziative imprenditoriali compreso il “Tunnel di Termoli”.
Una vittoria piena da parte del collegio difensivo degli indagati che esprimono piena soddisfazione per il pronunciamento della Corte. La sentenza riconduce la vicenda giudiziaria dentro un alveo di verità e fa luce sui reali comportamenti degli indagati dichiarati dalla Corte “né pericolosi, né inclini a delinquere”. All’esito della sentenza della Cassazione con maggiore serenità i titolari della De Francesco Costruzioni possono proseguire con piena determinazione tutte le iniziative imprenditoriali nelle quali sono impegnati insieme alle loro maestranze, con particolare riguardo alla realizzazione del c.d. “Tunnel di Termoli”.
Sporte querele per diffamazione, danno alla reputazione professionale e pubblicazione arbitraria di atti di procedimento penale
In alcuni casi il clamore mediatico ha trasformato agli occhi dei lettori presunti reati in condanne conclamate e semplici indagati in colpevoli. L’accostamento deliberato dell’indagine in corso presso la Procura di Chieti e i nomi dei titolari della De Francesco Costruzioni alla vicenda della realizzazione dell’opera pubblica a Termoli ha prodotto un grave danno alla reputazione professionale degli interessati. Tutti i soggetti assistiti hanno già provveduto a sporgere querela per i gravi fatti di diffamazione subiti a causa della pubblicazione pressoché quotidiana di articoli che, non solo hanno trasformato un’indagine ancora in corso in un processo mediatico con i supporter dell’una o dell’altra fazione a confrontarsi su atti che riguardano la libertà delle persone, ma altresì hanno consentito citazioni alla lettera di amplissimi stralci dell’ordinanza cautelare e dell’appello del Pubblico Ministero, che non lasciano dubbi circa l’indebita disponibilità in capo agli autori di copia degli atti processuali. È evidente che, in casi come questi, accanto ai profili della diffamazione aggravata, si stagliano netti quelli del reato di “Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale” e della violazione del divieto di pubblicazione di atti e di immagini coperti da segreto o comunque afferenti ad indagini preliminari ancora in corso. Anche in relazione a tali ipotesi di reato, gli indagati hanno inteso interessare la competente Procura della Repubblica al fine non solo di interrompere il pregiudizio a carico della difesa, ma anche di accertare le fonti di tale indiscriminata fuga di “notizie” e, soprattutto, di atti secretati.
Con l’animo rasserenato dall’importante pagina scritta dalla Suprema Corte in ordine all’annullamento senza rinvio dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari personali, gli indagati, sono certi di poter fronteggiare e smentire le ipotesi di accusa chiarendo la legittimità della relative posizioni, guardano fiduciosi all’operato dell’Autorità giudiziaria, anche in relazione ai procedimenti avviati a tutela dell’onorabilità delle società, De Francesco Costruzioni, fulgido esempio di capacità imprenditoriale e professionalità, affermata in decenni di esperienza nel campo degli appalti pubblici.