Riceviamo e pubblichiamo la nota della Cgil Molise, con la segretaria Confederale Sabrina Del Pozzo, sulla giornata di mobilitazione contro il Ddl sicurezza
Il 22 febbraio sarà una giornata di mobilitazione nazionale con iniziative di carattere territoriale promosse dalla rete No Ddl sicurezza approvato alla Camera dei Deputati il 18 settembre 2024. L’ assemblea regionale della Rete Molisana contro il Ddl Sicurezza promuove presidi anche a Campobasso, Isernia e Termoli e la CGIL Molise sarà presente per continuare a denunciare la pericolosità di ciò che si sta portando avanti. Vengono introdotti nuovi reati, ampliate pene e sanzioni tutti tentativi messi in atto per scopi ben diversi che approfittano della disperazione delle persone e del disagio che oggi purtroppo è presente anche nelle nostre comunità. La sicurezza per noi non è impedire alle persone di dire ciò che pensano, non crediamo che una società sicura possa costruirsi andando a punire chi già vive in una condizione di svantaggio: deve spaventare chi sfrutta, chi evade il fisco, chi permette di far morire i lavoratori e le lavoratrici sui posti di lavoro.
Il Molise è in quella che viene definita zona arancione, si muore a lavoro in Molise. Deve
spaventare che nella nostra regione ad esempio la Missione 6 del Pnrr che riguarda la sanità, i progetti per le case e gli ospedali di comunità, risultano essere fermi o in ritardo e che senza medici o personale sanitari non potranno funzionare. Dovremmo poter essere orgogliosi di una società attenta all’edilizia popolare, di un lavoro scrupoloso a politiche dell’abitare e invece lasciamo intere famiglie a vivere in case fatiscenti e introduciamo il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui senza dire o voler ricordare che in realtà il codice penale già punisce l’occupazione di immobili – art. 633 e 634 del codice penale.
In passato i decreti sicurezza hanno provato a colpire principalmente il sistema di accoglienza, in tutte le sue parti, oggi si continua parlando addirittura di non permettere l’acquisto di una sim e l’uso del cellulare ai migranti, ma colpisce in maniera sempre più generalizzata e dobbiamo rendercene conto. Le persone incominciano a vivere sulla propria pelle l’insofferenza di politiche così restrittive e anche a rendersi conto che di fatto non funzionano per migliorare la propria vita, una lotta contro il povero e contro le comuni persone che vengono tacciate di minare la sicurezza quando in realtà provano
soltanto a portare avanti un lavoro incerto e precario. Il lavoro deve essere tutelato perché un diritto costituzionale ed è ciò che potremmo ricordare sostenendo i 4 referendum popolari 2025 promossi dalla Cgil insieme al referendum sulla cittadinanza. Chiediamo di bloccare il decreto sicurezza e invitiamo tutti e tutte a sentire il dovere di esserci ai presidi del 22 febbraio