Crisi nera del settore automotive e bassissimo livello di vetture prodotte nelle fabbriche italiane. Per i lavoratori il prezzo più alto da pagare. Al tavolo automotive delle prossime ore al ministero delle imprese e del Made in Italy i sindacati chiederanno non solo di definire un piano di rilancio del settore, ma anche di varare una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali.
In un documento unitario le parti sociali evidenziano la necessità di ripristinare il fondo automotive nella sua interezza per supportare l’intero settore, completare il lancio di modelli ibridi in tutte le fabbriche Stellantis, chiarire il futuro di Termoli e delle altre fabbriche della meccanica, nonché modificare il sistema di ammortizzatori sociali.
“Chiediamo – scrivono – di avviare un confronto con Governo, Regioni, Stellantis e imprese dell’indotto per sostenere il reddito dei lavoratori e al contempo avviare piani di riqualificazione professionale. Un precedente utile è rappresentato dall’intesa siglata con la Regione Piemonte, che ha previsto un’integrazione per i lavoratori connessa però all’effettivo svolgimento di percorsi di formazione”.
In questa fase di transizione bacchettano L’unione Europea che – scrivono i sindacati – non dà le risposte attese e per contrastare il rischio deindustrializzazione oltre a risorse e investimenti pubblici e privati, c’è bisogno anche di nuovi ammortizzatori sociali adeguati nella durata che tutelino l’occupazione e vincolino le aziende al loro utilizzo anche attraverso una rimodulazione degli oneri. Le criticità dell’automotive sono le stesse del trasporto pesante e anche su questo c’è da fare.