Il faro resta quello della cosiddetta dichiarazione di Monza: un documento sottoscritto da 36 territori europei nel quale viene chiesto di esplorare tutte le possibilità offerte dalla scienza per sviluppare e diffondere motori a bassa emissione, oltre all’elettrico affinché l’industria italiana ed europea dell’auto, basata sulla trazione endotermica, possa restare competitiva a livello internazionale.
Sei regione italiane, che appartengono all’alleanza dell’Automotive, si sono incontrate a Roma, su invito della Lombardia, per proseguire il lavoro congiunto, avviato a sostegno del comparto.
Al vertice, che si è svolto nella sede della capitale di Regione Lombardia, hanno partecipato le delegazioni di Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise. Al tavolo, presieduto dall’assessore regionale lombardo allo sviluppo economico, Guido Guidesi, è stato ribadito l’allarme “per la crisi di un settore che a livello continentale, da qui ai prossimi anni, rischia di perdere mezzo milione di lavoratori”.
Le regioni hanno confermato la necessità di quella che è stata definita neutralità tecnologica e che va in direzione di soluzioni alternative all’elettrico.
La Lombardia si è posta come capofila rispetto alla battaglia per la difesa di un settore che, attualmente, vede fermo il 75% della capacità produttiva dei costruttori europei e della filiera di fornitura. L’impegno per agevolare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto tutelando, nel contempo, imprese e posti di lavoro, trova alleate Regioni di diverso colore politico “che condividono preoccupazioni per il futuro ma anche strategie per il rilancio del comparto”.
La richiesta all’Unione Europea è quella di determinare “un cambio di passo rispetto alle politiche attuate in questi anni”, affinché ogni territorio “sia lasciato libero di decidere la
modalità più consona per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale”.