di PASQUALE DI BELLO
Ci sono delle immagini che parlano più di mille parole. In questo caso sono le immagini di un divorzio, quello che oggi si è consumato tra i parlamentari Roberto Ruta e Danilo Leva, da una parte, e il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, dall’altro. Va premessa una cosa: politicamente parlando, Ruta e Leva andrebbero condannati ai lavori forzati. Frattura se lo sono inventati loro, così come oggi si sono inventati l’Ulivo 2.0; loro ne hanno determinato il successo alle primarie e, successivamente, alle elezioni regionali. Su questo non c’è dubbio, come sul fatto che ai lavori forzati andrebbero condannati anche altri (compreso il sottoscritto) che nel mondo dell’informazione, della cultura, delle professioni e della società civile, hanno visto in Paolo di Laura Frattura l’alfiere di una rinascita politica e civile del Molise. In realtà si è trattato della più grande truffa politica della storia d’Italia, perché il solo Molise non basta a raccontare la storia di questi ultimi cinque anni trascorsi in compagnia di una dittatorello da strapaese che ha dato uno spettacolo di arroganza, supponenza, rancore, tartufismo, falsità e incapacità esemplari. Questo per non parlare del ricorso strumentale alla Giustizia, utilizzata come arma di distruzione del dissenso, delle critiche e di coloro che a critiche e dissenso danno voce. La vicenda Telemolise (di cui qui non parleremo) con la relativa richiesta di sequestro dell’emittente e applicazione di misure cautelari ai giornalisti (leggi arresto) si commenta da sola.
Ai lavori forzati, quindi, dovrebbero andare un bel po’ di persone se non fosse per la scriminante della buona fede che, francamente, ci sembra di difficile applicazione ai parlamentari Ruta e Leva. Ma questo non saremo noi a dirlo, ma i fatti. I fatti diranno se sono stati entrambi o singolarmente più artefici o vittime della truffa politica che si avvia alla fine. Il gesto che oggi hanno compiuto va tuttavia a loro merito, e questo va detto a chiare lettere. Finalmente è stato sgretolato il muro di omertà e complicità a sinistra del quale Frattura ha beneficiato. E’ questo quello che conta. Più degli errori passati valgono le scelte di oggi, e quella di Ruta e Leva lo è. La politica è anche, e forse soprattutto, cinismo. Quindi ogni scelta che va nella direzione di un processo di eliminazione del fratturismo dalla vita politica molisana, è benvenuto. Cos’è il fratturismo? E’ la miscela di arroganza, supponenza, rancore, tartufismo, falsità e incapacità finalizzata al proprio tornaconto personale e politico e a quello di una ristrettissima cerchia di unti del Signore pescati in prevalenza tra soci, ex soci e partenti di soci capaci dei colpi più obliqui. Cacciarlo non sarà facile, perché è da mettere in conto la reazione dell’apparato amministrativo e degli arnesi politici che ruotano attorno a Frattura. Entrambi, burocrati premiati da Frattura e mezzecalze politiche in stato di sudditanza al Governatore (consiglieri regionali, amministratori di enti, sindaci …) metteranno in campo una reazione disperata e incattivita pur di mantenere poltrona e privilegi. Ma non passeranno. Le urne e la Storia dimostreranno che Frattura e il fratturismo sono finiti. Insieme a quella di oggi rimarranno altre due foto: quella di Ruta e Frattura durante la conferenza stampa “da marciapiede” e quella a cui si aggiunge anche Leva al tempo in cui i tre annunciarono una ritrovata intesa sul tema sanità. Nella prima i due sembrano Franchi e Ingrassia nel ruolo del Gatto e la Volpe nel film Pinocchio; nella seconda sembrano (Dio ci perdoni per il paragone blasfemo) i Beatles in sala d’incisione quando in studio apariva la sagoma di Yoko Ono. Da oggi Frattura la storia politica di Paolo di Laura Frattura è ufficialmente finita. Resta solo da aspettare febbraio per cavarsi il dente.