di PASQUALE DI BELLO
Le infamanti accuse lanciate dal presidente della Regione Paolo di Laura Frattura all’indirizzo del magistrato Fabio Papa e della direttrice di Telemolise, Manuela Petescia, confermate in giudizio dal suo testimone e legale, l’avvocato Salvatore Di Pardo, sono state miseramente distrutte lo scorso 4 maggio dal giudice del Tribunale Di Bari, Antonio Diella, che ha pronunciato nei confronti degli imputati sentenza di assoluzione con formula piena. Non esitono quindi, secondo la ricostruzione minuziosa e terza fatta da un Tribunale della Repubblica, né la cena né la presnunta estorsione a carico di Frattura al quale i due, secondo la fantasiosa e inverosimile ricostruzione del governatore, avrebbero tentato di estorcere una benevola legge sull’editoria che favorisse Telemolise. Tutto falso, come ha stabilito il Tribunale.
Adesso però lo schema si è letteralmente ribaltato e a finire indagati per quella vicenda sono gli stessi Frattura e Di Pardo, accusati di calunnia, e lo spiegamento di forze inquirenti che condusse le indagini, ossia la Questura di Campobasso. Nell’occhio del ciclone ci sono, infatti, anche alcuni ex funzionari della Questura del capoluogo e, dall’evidenza delle carte, anche uno o più magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso. Intercettazioni abusive, abuso d’ufficio, diffamazione, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, queste le ipotesi di reato sulle quali si sta indagando. All’epoca dei fatti al vertice della Questura di Campobasso c’era Gian Carlo Pozzo, suo capo di gabinetto era Giuliana di Laura Frattura, sorella del governatore, e a capo della Squadra Mobile, che condusse le indagini, c’era il vicequestore Giuseppe Annicchiarico.
Questi i fatti gravissimi che, nella loro nuda e cruda oggettività, hanno trovato ampio spazio sul quotidiano nazionale “la Verità” attraverso la dettagliata e puntuale ricostruzione fatta da Fabio Amendolara, noto al pubblico per le sue inchieste e l’impeccabile attività di cronista di giudiziaria. Inoltre, dando ancora maggiore risalto ai fatti in questione, è intervenuto con un proprio articolo anche il Corriere della Sera, principale quotidiano nazionale.
Quello che sorprende invece, è l’inquitante silenzio che si registra in Molise. Mentre sul piano nazionale la vicenda tiene banco – vicenda arrivata anche in Parlamento con una interrogazione al Ministro dell’Interno e al Presidente del Consiglio da parte di 17 senatori – in Regione tutto tace. Frattura, dal canto suo, si è dichiarato – testuali parole – “contento” per la nuova indagine a proprio carico e, francamente, non sappiamo se un’affermazione del genere sia più grave e irresponsabile delle accuse false