Sulla pubblicazione della graduatoria Corecom – relativa ai contributi per l’editoria per il 2105 – uno dei componenti del comitato, Enzo Cimino, fa alcune considerazioni: “Il Corecom – si legge in una nota pubblicata sulla sua bacheca Facebook – dovrebbe subito pensare al terzo bando, rispettando tempi e modi, prima che cambino di nuovo la legge e prima che inizi la campagna elettorale. La Giunta regionale ora dovrebbe erogare immediatamente il contributo prima che tutti falliscano definitivamente. La Giunta regionale a mio avviso non dovrebbe ricorrere in Appello al Consiglio di Stato in quanto la sentenza del Tar Molise sancisce la non applicabilità di una parte del regolamento con effetto retroattivo, regolamento che andrebbe piuttosto modificato dal Consiglio regionale. Pertanto ritengo più opportuno modificare il regolamento che andare in Appello a Palazzo Spada (ho votato contro). In questo modo si allungano i tempi, non si eroga tutto il contributo agli editori, si spendono soldi per il ricorso ed il giudizio, e gli editori devono comunque farsi un altro processo e sborsare soldi che non ci sono. Oltre alla tensione ed alle conseguenze sociali e politiche che questo ricorso comporta. La graduatoria, inoltre, sbugiarda lo spirito della legge. Una legge che deve favorire il sommerso, l’abbattimento del lavoro nero, deve incentivare la formazione, l’informazione, il pluralismo e l’occupazione, invece, guardate le cifre, dà più soldi a chi non si vede manco sotto casa, rispetto a televisioni serie o quotidiani. Questa legge a mio avviso ha indotto in errore editori che hanno assunto anticipando soldi che non hanno ancora visto dopo 2 anni e mezzo. Una legge che merita una rivisitazione, se non un salto indietro: forse era meglio dividere le quote tra testate on line, radio tv e cartacei (periodici). Forse, come sostiene qualcuno e almeno per la carta stampata, era meglio la legge di Iorio, il che è tutto dire”. Per Cimino si dovrebbe inoltre “mettere mano subito alla comunicazione istituzionale, ferma da 4 anni, con gravissimi danni sia per la comunicazione dell’ente, sia per i mancati introiti registrati dalle testate, a fronte anche di un calo delle vendite e della pubblicità commerciale”.