Sono passati pochi mesi dall’entrata in vigore della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma con il passare del tempo i dubbi aumentano. Se da un lato c’è che ha accolto con favore questa nuovo modo di gestire il fine vita, dall’altro c’è chi chiede che questa norma venga rivista completamente. Diverse le perplessità sollevate. E non solo per questioni di etica. Per Angela Scungio, direttore del consultorio familiare “Il girasole” sarebbe opportuno un ritorno nelle aule del Parlamento per affrontare almeno due dei nodi cruciali della nuova legge: non è infatti prevista l’obiezione di coscienza per i medici, al tempo stesso occorre rivedere il passaggio che riguarda i minori e gli incapaci. Il confronto tra esperti, organizzato nell’aula magna dell’ex università di via Mazzini, ha affrontato il tema del fine vita a tutto campo. All’incontro hanno partecipato non solo medici, ma anche avvocati, docenti universitari e giornalisti, oltre al mondo della chiesa. Don Salvatore Rinaldi, in particolare, ha parlato di mass media e di una comunicazione al servizio di quelli che papa Ratzinger definisce “valori non negoziabili”. Il messaggio lanciato è chiaro: le porte della speranza non vanno mai chiuse.