Lavoratori socialmente utili (Lsu) utilizzati per oltre un decennio come dipendenti ordinari. Per tale ragione, la Corte d’Appello di Campobasso ha condannato il Comune di Venafro al pagamento di 100 mila euro per ogni lavoratore utilizzato in maniera diversa da quella prevista dalle normative. L’Amministrazione comunale dovrà, ora, riconoscere agli operatori le retribuzioni adeguate, il trattamento di fine rapporto e quello previdenziale agli operatori. La Corte d’Appello di Campobasso ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tribunale di Isernia. A promuovere il ricorso al giudice del lavoro, alcuni Lsu, assistiti dagli avvocati Vincenzo Iacovino e Vincenzo Fiorini, chiamati a mansioni ordinarie per molti anni, ma con retribuzioni da Lsu. I giudici della Corte d’Appello hanno anche accertato il danno comunitario a seguito della reiterazione dell’abuso relativo al contratto, accordando ai lavoratori sei mensilità dell’ultima retribuzione globale oltre ad interessi e rivalutazione monetaria. “Con la sentenza – spiegano i legali Iacovino e Fiorini – si è sancito che, in caso di svolgimento di una prestazione lavorativa in tutto sovrapponibile a quella degli altri dipendenti, il rapporto di lavoro intercorso con un lavoratori, solo nominalmente adibito come Lsu, ma di fatto utilizzato per sopperire a carenze di organico e in compiti istituzionali del Comune, va regolato come un ordinario rapporto di lavoro di pubblico impiego contrattualizzato”.