Acque agitate e ore di frenetiche contrattazioni nella maggioranza di Centrodestra alla Regione Molise. L’indiscrezione secondo cui Donato Toma si appresterebbe a nominare il quinto assessore, quello che manca, in quota alla Lega, già nei prossimi giorni, è stata come una pietra lanciata nello stagno della politica molisana, appena calmatosi dopo il maremoto della modifica alla legge elettorale, con la conseguente fuoriuscita dal consiglio dei cosiddetti quattro ”surrogati”.
E a tal proposito, quella che si apriva oggi era già una settimana ”caldissima”, per l’appuntamento davanti ai giudici del Tar che, mercoledì, saranno chiamati a sentenziare sul ricorso presentato da due dei consiglieri supplenti, Massimiliano Scarabeo e Antonio Tedeschi. Ora ad aggiungere ulteriore benzina al fuoco che sta mandando in ebollizione la maggioranza regionale, c’è stata l’indiscrezione sulla possibile nomina di un quinto assessore. Nomina che, in un primo momento, Toma sembrava voler rimandare all’appuntamento di novembre, con l’elezione del presidente del consiglio regionale, in modo da legare politicamente le due cose. Ora, invece, i tempi stanno subendo un’accelerazione, con il governatore pronto a firmare la nomina del rappresentante della Lega, che potrebbe essere Michele Marone (sulla cui nomina convergerebbe anche il sindaco di Termoli, Frncesco Roberti, ma potrebbe anche essere Aida Romagnuolo, Filomena Calenda (riconoscendo così peraltro la rappresentanza femminile in giunta), o addirittura ancora una volta Luigi Mazzuto.
In sostanza, c’è qualcosa di misterioso dietro le quinte e mentre la maggioranza è in fibrillazione si fanno mille ipotesi su trattative romane, come quella di un appoggio della Lega per eleggere Donato Toma alla presidenza della conferenza Stato-Regioni, o per mettere la parola fine al commissariamento regionale della Sanità.
È certo comunque che la partita si sta giocando su due tavoli, quello regionale e quello nazionale, ma è anche vero che Donato Toma deve prestare molta attenzione al vento che tira e muoversi con gli equilibrismi politici del caso, visto il comprensibile malcontento dei consiglieri di maggioranza e dei loro surrogati.