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sabato, Novembre 30, 2024

Chiusura punto nascite di Termoli, la sanità molisana come il gambero

AttualitàChiusura punto nascite di Termoli, la sanità molisana come il gambero

Sono dieci anni che la sanità molisana è commissariata e sono dieci anni che la sanità molisana fa come il gambero, cammina all’indietro e con la scusa dei tagli alle spese, riduce e cancella servizi essenziali di tutela della salute pubblica, servizi senza i quali si mette a rischio la vita delle persone. Il neonato morto a Termoli a due ore dalla nascita, con il neonatologo partito di corsa da Campobasso, che tentava di raggiungere il tempo il San Timoteo per salvargli la vita, è la dimostrazione nuda e cruda di com’è combinata la tutela della salute pubblica in Molise. La fotografia di un disastro annunciato. La chiusura del punto nascita a Termoli è un danno di proporzioni gigantesche e mostra senza pietà l’improvvisazione con cui si muove in Molise la sanità commissariata e a caro prezzo. Invece di risolvere il problema della neonatalogia, assumendo di corsa un medico specialista e dotando il reparto delle attrezzature necessarie, si chiude il servizio con il pretesto della disgrazia avvenuta ieri. Una disgrazia per cui, non vi è dubbio, chi ha sbagliato deve pagare. Ma la pagano anche e, senza colpa, le future madri di Termoli e di tutto il territorio del basso Molise che fa capo al San Timoteo. Senza pensare, da gente che ignora la realtà, che in estate la città triplica gli abitanti e che, tra i turisti stagionali ci sono anche donne incinte, consapevoli di avere le spalle coperte dall’ospedale in caso di emergenza. Per non parlare delle donne che hanno già fatto il loro percorso programmato, seguite passo passo durante i nove mesi di gravidanza. Che succederà ad ognuna di loro? Senza considerare che, da un giorno all’altro, non si possono chiudere i reparti, senza aver prima programmato soluzioni alternative. Qui si gioca con la vita delle persone, è facile chiudere dicendo che non c’è sicurezza per le partorienti, ma perchè non rimediare con urgenza, assumendo un neonatologo e dotando l’ostetricia di Termoli di tutte le apparecchiature necessarie a tenere in vita i neonati a rischio? Allora con questa logica demenziale, siccome non ci sono medici sufficienti o specialisti, chiudiamo tutto, lasciamo un solo ospedale e succeda quel che succeda.

L’impressione è che la chiusura del punto nascite di Termoli serva solo a coprirsi le spalle, non certo a risolvere i problemi delle donne incinte.

La classica soluzione all’italiana, mettere a posto le carte, garantirsi lo stipendio d’oro pagato da noi molisani e fregarsene dei disagi e della disperazione degli utenti. La immaginiamo una donna che deve partire in ambulanza a fare due ore di tragitto tormentato sulla Bifernina per raggiungere il Cardarelli? Un’altra gestione oggi non avrebbe chiuso il punto nascite, avrebbe indetto una procedura d’urgenza per assumere in tempo reale uno specialista. Ma l’impresssione è che l’ennesimo taglio alla sanità molisana sarà la goccia che farà traboccare il vaso della pazienza dei molisani, quando è troppo, è troppo.

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