Cocaina ovunque, ma nessuna traccia di sangue sui vestiti. E’ il nocciolo della relazione del reparto delle investigazioni speciali dei carabinieri, depositata nell’ufficio della Procura di viale Elena a Campobasso.
I ris di Roma hanno analizzato i reperti sequestrati dai carabinieri la notte di Natale in via Vico, subito dopo l’aggressione mortale avvenuta in strada, nella quale ha perso la vita Cristiano Micatrotta, accoltellato alla gola da Gianni De Vivo, al culmine di una colluttazione.
Questa almeno, è la ricostruzione ufficiale dei fatti in base alla quale lo stesso De Vivo, che non l’ha mai confermata, è finito dietro le sbarre del carcere di via Cavour, dove si trova tutt’ora.
Gli elementi in mano agli inquirenti, tuttavia, non hanno ancora chiarito in via definitiva ciò che è accaduto quella sera. Sul coltello ritrovato sulla scena del crimine, un coltello da cucina la cui provenienza non è stata nemmeno accertata, non ci sono impronte digitali, ma nessuna traccia di sangue è stata isolata sugli abiti dei presenti, né dell’aggressore, né del cognato di Micatrotta e nemmeno di un terzo uomo che ha assistito a tutta la lite.
L’avvocato che difende De Vivo, ha già messo in evidenza che la relazione dei Ris presenta dei punti che non collimano con l’incidente probatorio. Secondo i carabinieri vittima e indagato sarebbero stati uno di fronte all’altro al momento dell’accoltellamento, circostanza non confermata da De Vivo.
Unico comune denominatore la presenza di cocaina presente sugli abiti di tutte e quattro le persone presenti e sui loro cellulari. E proprio dai cellulari, dei quali non è stata ancora depositata la perizia, potrebbero rivelarsi determinanti a sbrogliare la matassa. Telefonate e messaggi che si sono scambiati la sera del 24 dicembre De Vivo, Micatrotta e il cognato daranno un quadro più completo per capire cosa ha scatenato la lite, che si è conclusa nel sangue.