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domenica, Dicembre 22, 2024

Il Molise non esiste

Idee e opinioniIl Molise non esiste


Di Angelo Persichilli
Ricordo una commedia di uno dei fratelli De Filippo nella quale Peppino faceva l’insegnante ma era alquanto scorbutico. Il direttore didattico lo minacciò dicendo “se continui così finirai per insegnare a Campobasso”.
Non credo che le candidature in Molise di Claudio Lotito in quota Forza Italia e di Lorenzo Cesa, segretario Nazionale dell’UdC, candidato dei centristi, abbiano motivazioni punitive, tutt’altro. Ad essere puniti sono infatti i molisani che si vedono politicamente derubati di una rappresentanza parlamentare stabilita dalla Costituzione. Si tratta di puro opportunismo politico a scapito di una Regione già politicamente poco rappresentata. Certo queste candidature non sono una illegalità costituzionale come rubare milioni di euro dai fondi pubblici che (qualche volta) viene punita. Rimane comunque un malcostume che affligge qualsiasi organizzazione politica italiana. Questi traffichini politici per convenienza partitica esistono ovunque e da sempre. Quello che però rende queste candidature più politicamente ripugnanti è che sono state decise a scapito di una regione che è già poco rappresentata in Parlamento e che vede ridotta ancora di più la sua presenza.
Qualcuno potrebbe opinare che il Molise potrebbe trarre vantaggi notevoli con due rappresentanti come Cesa e Lotito a Roma. Indubbiamente si tratta di due personaggi “di peso” ma questa spiegazione, oltre che fasulla, è anche offensiva. È fasulla in quanto Cesa e Lotito non si sono candidati perché spinti da un improvviso amore per il Molise, ma per un semplice e calcolo politico personale. È offensiva, inoltre, in quanto si dovrebbe ammettere che la Regione non ha persone capaci di rappresentarla Roma. Certo, si possono criticare gli attuali rappresentanti e cercare di sostituirli, ma usare tale critica per giustificare la candidatura di personaggi che conoscono la nostra Regione solo attraverso le mappe geografiche mi sembra un rimedio peggiore del problema. La battuta che ha spopolato negli ultimi anni “Il Molise non esiste” non sarebbe a questo punto solo una battuta, sarebbe l’espressione di una triste realtà certificata con una elezione politica nazionale.
La mia, quindi, non è una critica ai due personaggi che non conosco personalmente e che probabilmente saranno anche delle brave persone. Essi sono invece l’espressione di un andazzo politico nazionale che degrada il processo delle candidature politiche italiane a livello delle fiere di paese dove si comprano, si cambiano e si scambiano capi di bestiame a seconda degli interessi personali momentanei. Certo, come romanista avrei qualche difficoltà a votare per il proprietario della Lazio; ma, scherzi a parte, il motivo per cui invito fortemente i miei corregionali a non votare per nessuno di questi due transfughi non ha motivazioni sportive quanto morali e politiche. Capisco che queste due parole non dovrebbe essere mai scritte contemporaneamente in una stessa riga, ma ogni regola ha la sua eccezione soprattutto quando si scende sotto certi limiti di tolleranza con azioni non solo offensive ma che sfiorano la provocazione.
Qualcuno scherza sulla battuta ormai diventata famosa che “il Molise non esiste” ma, ovviamente, qualcuno l’ha presa sul serio e considera la nostra regione una estensione geografica del Lazio. Spetta ai molisani ricordare loro la differenza tra battuta scherzosa e programma politico e ristabilire le priorità. Durante tutta la mia carriera giornalistica ho sempre difeso coloro che si sono battono per promuove la loro ideologia politica (fascismo e comunismo esclusi), ma in questo caso credo che i criteri di voto debbano tenere conto anche di una realtà demografica e democratica, che sono alla base di una rappresentanza politica, e di rispetto per gli abitanti di una Regione.
Covid permettendo, spero di tornare in Molise in periodo elettorale e di contribuire personalmente e ulteriormente a questa campagna elettorale. In un Paese civile e democratico quale è l’Italia, tale partecipazione non è solo un diritto, ma un dovere. Partecipare non aiuta solo a scegliere chi ci rappresenta, ma ci dà poi il diritto di criticare.

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