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domenica, Dicembre 22, 2024

Assessori dimissionari, pressioni su Frattura. Una mina da disinnescare

AperturaAssessori dimissionari, pressioni su Frattura. Una mina da disinnescare

di PASQUALE DI BELLO

Oreste Campopiano, primo dei non eletti della lista Unione per il Molise, ha scritto al presidente della Regione, Frattura, ponendo con decisione il tema delle dimissioni degli assessori regionali dalla carica di consigliere. Una questione che, se non risolta, potrebbe diventare una spina nel fianco per la maggioranza.

Il socialista Oreste Campopiano ha scritto una “lettera aperta” a Paolo di Laura Frattura. Motivo della missiva, le dimissioni degli assessori regionali da consiglieri regionali. Un tema al quale Campopiano è interessato direttamente, essendo il primo dei non eletti nella lista “Unione per il Molise”, classificatosi alle spalle di Vittorino Facciolla, attuale assessore all’Agricoltura e Ambiente. Articolando un ragionamento tutto basato sulla piena funzionalità tanto dell’Assemblea legislativa quanto dell’Esecutivo regionale, Campopiano chiede a Frattura che vengano rispettati i patti preelettorali. In questi patti, almeno così dicono coloro che li hanno verbalmente contratti, era contenuta una regoletta che, inventata da Michele Iorio, anche Frattura pareva avesse adottato. Quella, appunto, delle dimissioni degli assessori.

Il tema della piena funzionalità degli organi regionali non è peregrino e bene ha fatto Campopiano a porlo, anche se Cicero, more solito, ha parlato pro domo sua. Ciò detto e premesso, non v’è dubbio che il meccanismo di piena efficienza della macchina istituzionale vada coniugato con il sistema di patti e contratti politici della coalizione, nonché col rispetto della volontà popolare. Ma andiamo per gradi. Non v’è dubbio che, a saldo di spesa inalterato, un Consiglio di venti elementi più una Giunta con quattro assessori possa lavorare meglio di una assise che dei venti consiglieri ne veda quattro impegnati nell’Esecutivo, riducendosi di fatto a sedici unità. Su questo, quindi, nulla da chiosare. E passando oltre che invece si alza una cortina fumogena che rischia di confondere le idee e i cervelli. Al punto numero due abbiamo messo la questione politica, che non è questione da poco. Che il meccanismo delle dimissioni fosse stato iscritto nel programma contratto dalle forze del centrosinistra, non v’è dubbio. Non in quello formale ma in quello materiale: Frattura stesso ne ha parlato infinite volte. Ora, c’è da chiedersi, che fine ha fatto questo assunto? Questa regoletta vale o non vale più? E se non vale ancora ora come allora, qual è la ragione? A questa domanda, l’unico che può dare una risposta è Frattura.

La questione più spinosa è, inevitabilmente, la terza: quella del rispetto della volontà manifestata dal corpo elettorale. I cittadini, recandosi alle urne, hanno espresso una determinata composizione del Consiglio regionale. Hanno scelto venti nomi, quei venti precisi, e non altri. Andare ad alterare questa composizione, facendo subentrare senza garanzie per i dimissionari i primi dei non eletti, significa compiere una forzatura. Una forzatura della democrazia, perché inevitabilmente si portano dei non eletti in Consiglio, ed una forzatura dell’indipendenza di chi amministra che verrebbe fatalmente messa a dura prova ogni giorno. Dimettersi, è bene precisarlo, significa consegnarsi in ostaggio alle lune politiche del Presidente della Regione che, stante il potere esclusivo e assoluto di nomina e revoca degli assessori, disporrebbe di un’arma potentissima per ricondurre la volontà di tutta la Giunta ad una sola: la propria.

Come se ne viene fuori, allora? L’unica strada percorribile è quella della modifica statutaria e regolamentare. Solo introducendo il meccanismo della sospensione degli assessori dalla carica di consigliere regionale si garantirebbe l’efficienza dell’istituzione, il rispetto (parziale) della volontà popolare e l’indipendenza degli eletti. Allora, delle due l’una: o si lavora seriamente e rapidamente ad una modifica statutaria e regolamentare, altrimenti le chiacchiere stanno a zero. Quelle preelettorali e quelle postelettorali.

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