Dopo aver revocato la delibera 198/2010 della Giunta Iorio, quella che bloccava la costituzione di parte civile della Regione verso i propri amministratori, l’Esecutivo di centrosinistra non si costituisce al processo Termoli Jet. Disattenzione o scelta politica? Per il catamarano destinato a collegare il Molise alla Croazia sono imputati molti big del centrodestra.
Per dirla alla Montanelli, di questo passo oltre che il naso toccherà turarsi pure le orecchie. Diciamo questo perché c’è qualcosa di rumoroso e sinistro nelle liturgie regionali che non riusciamo a comprendere. Qualcosa che, probabilmente, non riusciranno a comprendere nemmeno i nostri lettori. E’ evidente che qui c’è di mezzo la coda di qualche satanasso e, di questo passo, toccherà rivolgersi a monsignor Gemma per un esorcismo o, se non basta lui, convocare padre Amort. Ci deve essere un caso di possessione e, come in tutti i casi analoghi, si odono lingue incomprensibili. O meglio, si ode una lingua ma la traduzione che giunge a noi è ultramondana. Dell’altro mondo, infatti, ci pare quello che sta avvenendo attorno al tema della costituzione di parte civile della Regione nei processi penali.
Andiamo per gradi. Con la delibera di Giunta n. 198 del 22 marzo 2010 l’esecutivo guidato da Michele Iorio decise, contravvenendo ad ogni regola di buon senso prim’ancora che legale, che come indirizzo generale la Regione Molise non si sarebbe costituita parte civile nei procedimenti che riguardassero la casta politica regionale, cioè se medesimi, aggiungendo al gruppo (per farla meno sporca) anche i funzionari e i dirigenti regionali. Sarebbe stata l’Avvocatura dello Stato, secondo quella delibera, a valutare gli eventuali casi nei quali procedere invece con la costituzione. Per semplificare: la regola è quella della non costituzione, salvo eventuali indicazioni dell’Avvocatura. Giuridicamente una sciocchezza mondiale, specie se proposta e deliberata da chi, come l’ex presidente Iorio, al momento dell’adozione di quella delibera risultava indagato e imputato per più di un processo. Va precisato che la Regione Molise, rappresentata pro tempore da Iorio, nei procedimenti contro l’ex governatore risultava e risulta come parte offesa. Insomma, un imbarazzate Iorio contro Iorio che spiega, ma non giustifica, quella delibera.
E veniamo ad oggi, perché è oggi che udiamo idiomi incomprensibili. A modo suo, quello di Iorio, ci pareva chiaro: quella che parlava era la sua lingua e la parlava per se medesimo. Oggi, invece, si parla una lingua e se ne ode un’altra. Nella seduta del 25 maggio 2013, quindi solo pochi giorni fa, l’attuale Giunta regionale, con delibera n. 231, ha proceduto a revocare quanto Iorio e compagni avevano statuito nel marzo 2010. La delibera 198 del 22 marzo 2010 non esiste più, cancellata. Bene, bravo, bis verrebbe da dire. In particolare all’assessore Petraroia che contro quell’abominio giuridico, all’epoca, si era battuto come un leone. Parlando al Corriere della Sera il 6 aprile 2010, Petraroia non andò certo per il sottile: “un editto in linea con i tempi”, sentenziò. Quali tempi? “Nell’ Italia del 2010 non ci si indigna più nemmeno di fronte all’ evidenza del sopruso. Anzi, più si calpestano le regole del gioco e più si è ammirati per la destrezza”. Per questo, all’epoca, Petraroia presentò una mozione in cui pretese il ritiro della delibera, chiedendo alla Giunta «se si possa essere contemporaneamente difensori di se stessi e rappresentanti istituzionali orientati a salvaguardare il bene comune”.
Bene, bravo, bis! Non c’è dubbio che Petraroia sia stato coerente, tanto è vero che relatore della delibera che cancella la precedente è proprio lui. Ora, però, bisognerebbe essere coerenti sino in fondo. Intanto con i tempi, che sono cambiati. Non siamo più nell’Italia del 2010 ma in quella del 2013. Al governo nazionale non c’è più Berlusconi ma Letta, uno del Pd come Petraroia e al governo regionale non c’è più Iorio ma Frattura, pure lui del Pd come Letta e Petraroia. Addirittura, per dare la cifra di come i tempi siano cambiati, al governo regionale c’è anche lui, lo stesso Petraroia. Ora, dicevamo, forse è l’ora di essere coerenti sino alla fine. I tempi, anche se non sono cambiati proprio come aveva profetizzato Dylan, in parte si sono modificati ed è l’ora di fare seguire alle parole hai fatti.
Come? Seguendo sempre l’odore di zolfo, quello dei diavolacci, perché volendo il demonio anche questa volta c’ha messo la coda. Poco più di ventiquattrore fa, infatti, è partito (in realtà una falsa partenza) il processo per l’affaire Termoli Jet, uno scherzetto che è costato ai contribuenti non meno di otto milioni di euro. Fabio Papa, il Pm che ha istruito il processo, si è letteralmente fatto un mazzo quadrato pur di venire a capo dell’ennesimo intrigo regionale. Non a caso, nella vicenda, sono finiti molti degli ex amministratori regionali: Iorio, Vitagliano, Chieffo, Picciano, Di Sandro, De Matteis. Tutti, qualora fosse stata ancora in vigore, potenziali beneficiari della delibera “affonda parte civile”. A questo punto, però, la domanda viene spontanea: ma se i tempi sono cambiati, perché Petraroia & Co. non si sono costituiti parte civile nel processo contro gli ex amministratori? La Regione, nel capo di imputazione formulato da Papa, risulta sempre parte offesa. E allora, chi meglio dei nuovi amministratori è chiamato a tutelarla? Inoltre, la parte civile, nel processo penale, non agisce ai soli fini del risarcimento del danno (anzi, questo viene in subordine) ma, principalmente, al fine dell’accertamento dei fatti. E allora, chi meglio dei nuovi amministratori, avendo nella piena disponibilità carte e scartoffie del passato, può contribuire all’accertamento dei fatti? Possibile che a Petraroia e soci nessuno lo abbia ricordato o che ad essi stessi non sia venuto in mente? Per un caso più unico che raro (il rinvio degli atti al Gup) la costituzione di parte civile nel processo Termoli Jet è ancora possibile. Al primo colpo non è stata fatta, ci auguriamo che si provveda al secondo: se non altro per contribuire ad accertare i fatti. Fatti, sia detto per inciso, che potrebbero anche scagionare gli attuali imputati. Vogliamo capire, essendoci la possibilità, se la mancata costituzione è stata il frutto di una disattenzione o di una scelta. Noi propendiamo per la prima e ci auguriamo di non sbagliare.