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domenica, Novembre 24, 2024

Intervista a Simonetta Tassinari, candidata al premio Strega

AttualitàIntervista a Simonetta Tassinari, candidata al premio Strega
Simonetta Tassinari

Simonetta Tassinari, di origine romagnola e molisana per scelta e, in parte, per formazione, è una donna poliedrica. Molteplici i suoi interessi, le sue attività e i suoi impegni, tra cui spicca senz’altro la scrittura. E nella scrittura, la poliedricità è ugualmente il filo rosso in ogni occasione – e le occasioni sono tantissime considerato che la sua produzione letteraria è vastissima e continua.
Passa da romanzi storici, colti e ricchi di aneddoti originali, a testi di microstoria, a opere di filosofia pratica e esistenziale, in cui le conoscenze della psicologia, dell’antropologia e dei filosofi orientali si intersecano lucidamente e ci conducono verso orizzonti nuovi e prospettive diverse. Ora la candidatura allo Strega, un concorso tra i più prestigiosi, che lei stessa ci ha comunicato via social, senza fronzoli e con la semplicità che le appartiene. È un piacere intervistarla.

Ci descrivi la gioia provata appena hai saputo di essere in lizza per il premio Strega?
– La mia prima reazione è stata l’incredulità. Ci ho messo un po’ a rendermene conto. É un grandissimo onore per me, per di

Adele Fraracci

più del tutto inaspettato, una stupenda e gioiosa sorpresa che mi ha fatto praticamente cadere dalla sedia!
Chi è la prima persona a cui l’hai detto?
– Mio marito.
E la seconda?
– L’ho detto ai miei figli e ai miei fratelli. Poi ho voluto comunicarlo coralmente a tutti gli amici, “fisici” e social, tramite la mia pagina Facebook.
Su social si avverte una atmosfera di vero e proprio “tifo” . Stai palpando in queste ore l’affetto e la stima degli amici intorno a te?
– Sì, ed è un qualcosa di impagabile e di profondamente emozionante: io li sento, sento la loro affettuosa vicinanza e sono grata a tutti perché, essendo ormai una specie di eremita taoista che vive in campagna e non esce molto, mi sembra un privilegio poter comunicare con tante persone a me care in questo modo. Malgrado quel che si dice, attraverso i social si rafforzano e si potenziano i rapporti invece di renderli più evanescenti. Nel mio caso sono addirittura nate delle vere e proprie amicizie anche “fisiche” tramite Facebook e, in questi giorni, ricevendo tanti messaggi e tanta partecipazione, la mia idea che effettivamente una comunità virtuale rimanga comunque una vera comunità, perché veicola e trasmette contenuti affettivi, si è ulteriormente consolidata.
Qual è il punto di forza di Donna fortuna?
– Credo si tratti dei due piani di narrazione: quello relativo alle vicende travagliate della giovanissima anarchica, costretta a fuggire dal suo paese perché perseguitata, e l’altro in cui il protagonista assoluto è l’imperatore Caligola, con le sue manie religiose e la costruzione delle sue magnifiche navi.
Tra tutti i tuoi libri ce n’è uno a cui sei più affezionata e se si perché?
– Naturalmente li amo tutti, sono tutti “piezz’e core”! “Le donne dei Calabri di Montebello “, tuttavia, hanno per me un posto speciale, anche per via della lunghissima gestazione.
I tuoi romanzi li sai costruire in modo impeccabile, la prosa è svelta, agile e ha una particolarità : mentre si legge, le parole rilanciano immagini. Pensi che prima o poi possiamo vedere in tv o al cinema una storia tratta dai tuoi libri?
– Il mio sogno sarebbe vedere la vicenda di Donna Fortuna trasformata in un film: lo spettacolare recupero delle due navi romane dal Nemi si presterebbe a scene quasi epiche…
Qual è il tuo rapporto col Molise, vissuto come spazio in cui risiedi ma anche come moto d’animo?
– Il Molise è la mia casa, lo scrigno della mia anima, il luogo dei miei affetti, i miei cieli, albe e tramonti, i miei alberi, olivi e prati, i volti delle persone che amo. É un poema di terra.
Grazie “super Simo”, incrociamo le dita e confidiamo nella Fortuna, a che tu possa andare avanti nel concorso e casomai, perché no, vincerlo. Lo meriteresti. A proposito, cosa è Fortuna?
– Una donna che cerca di non girarsi troppo all’indietro, nella speranza che i giorni buoni siano ancora al di là da venire. Una donna, soprattutto, per la quale la speranza non è utopia né illusione, bensì il motore di ogni azione.

*Adele Fraracci, docente – giornalista

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