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mercoledì, Novembre 27, 2024

“Le relazioni ad limina dei vescovi di Trivento. Descrizione di una diocesi dal 1590 al 1883”. La recensione al nuovo libro di don Erminio Gallo

Attualità“Le relazioni ad limina dei vescovi di Trivento. Descrizione di una diocesi dal 1590 al 1883”. La recensione al nuovo libro di don Erminio Gallo

“Le relazioni ad limina dei vescovi di Trivento. Descrizione di una diocesi dal 1590 al 1883”. La recensione al nuovo libro di don Erminio Gallo. Riportiamo di seguito la recensione del professor Rodrigo Cieri all’ultimo lavoro di don Erminio Gallo Le relazioni ad limina dei vescovi di Trivento – Descrizione di una diocesi dal 1590 al 1883, Libreria Editrice vaticana, luglio 2023. Dallo studio delle relazioni ad limina, scaturite dalle visite periodiche di sedici vescovi succedutisi nella diocesi di Trivento dal 1590 al 1883, nasce il recente lavoro di don Erminio Gallo: Le relazioni ad limina dei vescovi di Trivento – Descrizione di una diocesi dal 1590 al 1883, Libreria Editrice vaticana, luglio 2023. Interessante, prezioso, utile per studiosi e appassionati di storia della Chiesa. Si scopre, incuriositi e affascinati, il cammino faticoso della diocesi triventina, con le sue “quarantasette terre”, l’impegno profuso dai vescovi preparati e pronti a migliorare, alternando diplomazia e mano energica, la preparazione dei vari sacerdoti, non sempre all’altezza dei loro doveri e compiti, e la risposta quasi sempre totale ed entusiastica, pur nella loro genuinità, dei fedeli per la gran parte analfabeti. Sorprende ad esempio l’alta percentuale di quelli che si comunicavano, visto che i sacerdoti tenevano un apposito registro su cui trascrivevano tutti gli eventi, cioè i sacramenti somministrati. Da bambino ricordo le relazioni che l’allora parroco di Celenza don Enrico De Aloysio leggeva la sera del 31 dicembre. I vescovi sono pastori che, secondo i dettami del Concilio di Trento (1545-1563) e delle direttive di Sisto V, finalmente vivono in mezzo al loro “gregge”. Lo studio delle relazioni ad limina produce la storia esteriore della Chiesa ma, soprattutto, porta alla luce, cosa che affascina e intriga, quella parte intima, quel vissuto sofferto e condiviso come comunità di ecclesiastici e credenti e non credenti perché si colgono, oltre alle dinamiche religiose, anche quelle sociali. La condivisione si completava con l’esame e la valutazione da parte della Congregazione del Concilio. La prima relazione risale al 1590, l’ultima al 1883 da parte del dinamico vescovo Luigi Agazio che governò la diocesi negli anni problematici dell’unità nazionale. Il vescovo Agazio teneva come bussola la massima «Com’è il sacerdote così è il popolo». Presa alla lettera, fa tremare i polsi se si pensa all’alto grado di responsabilità di vescovi e parroci e alla difficoltà dei risultati. Se buona parte del popolo, dai nobili al clero, era incline a errori, eresie, indecenze, usure, i vescovi avevano il loro da fare e la vita era intensa di preoccupazioni, programmazioni di visite, incontri suadenti con i trasgressori, sermoni e omelie per correggere gli errori. Andavano formati soprattutto gli ecclesiastici che dovevano acquisire innanzitutto la coscienza del ruolo, il senso della missione e modalità di approccio e di persuasione amorevole nei confronti della massa popolare in gran parte povera e ignorante, ma disponile a fidarsi dei sacerdoti che di loro si facevano carico. La lettura delle relazioni è quindi uno scoprire “in diretta” gli stati d’animo dei vescovi, le loro ansie, il timore di non essere ascoltati, di non riuscire e quindi il moltiplicarsi di sollecitudini e di zelo con le soddisfazioni dei successi e il dolore dei fallimenti. Il cresimare ventimila giovani era un motivo di gioia. Le risposte della Congregazione del Concilio erano molto attese perché davano valutazione, approvazione, incoraggiamento e suggerimenti e soprattutto raccomandavano gli esercizi spirituali come cura più efficace alla superficialità e pigrizia di alcuni sacerdoti. Insomma le relazioni solo la parte cruciale della vita della Chiesa che impegnavano vescovi e gli addetti all’esame della Congregazione del Concilio. Il culto dei santi Nazario e Celso, patroni della diocesi triventina, è rimarcato da tutti i vescovi relatori che menzionano anche la presenza di reliquie. Al loro culto si unì quello di san Vittore I papa e martire. Le relazioni riportano anche l’andamento demografico complessivo della popolazione e quello dei diversi comuni, in base al quale ordinavano lo spostamento dei sacerdoti per coprire i posti vacanti. Il territorio era povero per scarso rendimento della pastorizia e dell’agricoltura, di cui viveva la popolazione, e ciò creava molte difficoltà di mantenere il seminario, richiesto dal Concilio di Trento, perché non si poteva garantire il sostentamento economico. Il vescovo Giulio Cesare Mariconda ha messo ordine negli archivi per assicurare una appropriata conservazione di documenti. Don Erminio Gallo offre al lettore un quadro organico con i passaggi più significativi delle relazioni dei vescovi. Ne emerge una chiesa seriamente impegnata con vescovi molto preparati e decisi a formare i sacerdoti nella predicazione soprattutto e nella vigilanza sul clero della diocesi e anche sulle religiose. Sorprende l’elevato numero dei sacerdoti nei vari comuni; ad esempio a Celenza nel 1840, quando contava 1831 residenti, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta si trovavano, oltre l’arciprete, cinque presbiteri e nel convento dei Minori Osservanti cinque religiosi. Il libro di don Erminio Gallo, davvero affascinante, è il quattordicesimo della serie sulla storia della Chiesa, e, come, afferma il vescovo di Trivento Claudio Palumbo nella prefazione, «arricchisce la collana degli Analecta Ecclesiae Triventinae ponendosi al quinto posto della serie»

 

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