Non si placano le polemiche attorno al futuro del servizio di Emodinamica all’ospedale Veneziale di Isernia. La scelta operata dai commissari di accorpare il servizio del nosocomio pentro a quello del capoluogo di regione, risponde a criteri oggettivi rispetto ai quali è difficile contrapporre argomenti sostanziali capaci di esulare dalla logica di campanile, dall’approccio ideologico e dalla propaganda elettorale strisciante.
Per garantire la permanenza del servizio al Veneziale di Isernia occorrono due condizioni: l’erogazione delle prestazioni ventiquattrore al giorno, la prima, e l’estensione del servizio sette giorni su sette senza soluzione di continuità la seconda. La mancanza di personale medico, che è un dato di fatto, non permette il rispetto di tali condizioni ed è quindi da questa necessità che nasce il percorso di accorpamento definito dai Commissari. Va inoltre detto che il servizio di emodinamica al Veneziale non chiude e non si ferma ma resta operativo e funzionante nell’ambito della turnazione che può essere garantita dal personale attualmente in servizio e dall’orario che lo stesso può coprire nell’ambito della normativa che regola le prestazioni lavorative. Soltanto nell’orario e nei giorni di chiusura del servizio, solo allora scatta l’opzione Cardarelli di Campobasso. La domanda è sin troppo semplice quanto drammatica: un infartuato afferente al territorio di riferimento per il Veneziale di Isernia, laddove il servizio al momento dell’evento risultasse chiuso, dove lo si porta? Ecco la ragione del collegamento a Campobasso, un collegamento tecnico necessario a salvare vite umane.
Ciò detto risulta chiaro che nel momento in cui le condizioni mutassero, ovvero al Veneziale di Isernia si determinassero le condizioni per l’assunzione del personale medico necessario a garantire il pieno e continuativo servizio di emodinamica, l’accorpamento verrebbe meno.