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lunedì, Novembre 25, 2024

L’antico organo della Cattedrale di Trivento e gli studi del professor Federico Del Sordo, del Pontificio Istituto di Musica Sacra e del Conservatorio S. Cecilia di Roma

TriventoL’antico organo della Cattedrale di Trivento e gli studi del professor Federico Del Sordo, del Pontificio Istituto di Musica Sacra e del Conservatorio S. Cecilia di Roma

Organo e liturgia nella Cattedrale di Trivento

L’antico organo della Cattedrale di Trivento e gli studi del professor Federico Del Sordo del Pontificio Istituto di Musica Sacra e Conservatorio S. Cecilia di Roma. Nel 2022 sono terminati i meticolosi lavori di restauro dell’organo della Cattedrale dei Santi Nazario, Celso e Vittore di Trivento. Uno strumento di grande valore, costruito nel 1759 per opera della famiglia D’Onofrio, originaria di Poggio Sannita. Con tutta probabilità – fano sapere dalla curia di Trivento – questi rinomati artigiani recuperarono i materiali o, perlomeno, lo spirito estetico di un organo molto più antico, sicuramente risalente al secolo precedente. Per questa ragione, la bottega organara Lanzini & Dell’Orto (Dormelletto, Novara) che ha realizzato il restauro, ha ritenuto ragionevole conferire allo strumento un’intonazione più seicentesca che settecentesca, accordandolo con un temperamento tipico dell’epoca (il cosiddetto temperamento del Tono medio a 1/4 di comma) e restituendogli, così, quel suo naturale splendore, offuscato dal suo parziale rifacimento avvenuto agli inizi del Novecento. All’interno di questa significativa cornice storica, l’Ufficio per la Musica Sacra e la Parrocchia Cattedrale di Trivento hanno lanciato un’iniziativa — prima fra le molte che intende organizzare nel prossimo futuro — al fine di mettere in luce l’indubbio valore di quest’organo, inserito nel suo più connaturato contesto, ossia quello del Culto. La musica destinata all’organo, infatti, è essenzialmente musica liturgica. Un complesso panorama di architetture sonore che nascono per assecondare il desiderio — anzi, la necessità — di rendere i Riti più solenni e per elevare la lode nel modo più degno al suo Destinatario. La storia delle opere per organo risulterebbe incomprensibile e ingiustificabile nelle sue molteplici forme se non si ponesse in relazione con i testi della preghiera collettiva. Lo testimoniano le numerosissime fonti teorico-musicali, gli scritti dei compositori e le stesse composizioni che — con linguaggi e strutture diverse — non hanno fatto altro che instaurare un legame inscindibile fra il testo proferito in musica (il canto) e la ricca palette di timbri che l’organo è in grado di esprimere. Questa osmosi fra voce e suono aveva fatto affermare ai musicisti del secolo XVII «Senza l’organo il canto silet». L’importanza dell’organo nel corso di molti secoli, sostanzialmente, non è mutata, tanto che la Costituzione Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963, 120.) afferma: «Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti». Qualche anno più tardi, sarà l’Istruzione Musicam Sacram (5 marzo 1967, 46., 62. e 65.) a ribadire la centralità dell’organo come strumento di sostegno del canto e come strumento solista all’interno della celebrazione liturgica. Non vi è dubbio, tuttavia, che la musica organistica sia passata attraverso una serie di espressioni musicali, di volta in volta, scaturite dai documenti normativi della Chiesa (come i Cærimoniales) e dai cangianti stili. All’epoca della costruzione dello strumento della Cattedrale di Trivento, la liturgia sancita dal concilio Tridentino — concretizzatasi con la riforma del Breviarium (1568) e della Messa (1570) — assegnava all’organo, nel solco di una tradizione precedente di almeno due secoli, tre compiti principali: alternarsi al canto gregoriano, introdurre e chiudere le celebrazioni solenni e sottolineare il pathos di alcuni momenti importanti del Rito (come la Presentazione delle offerte, l’Elevazione e la Comunione). Federico Del Sordo, professore presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra e presso il Conservatorio S. Cecilia di RomaPer assolvere a queste importanti e delicate funzioni, gli organisti composero parti dell’OrdinariumMissæ, Inni e Magnificat nei quali un choro intonava le melodie in canto gregoriano (che in Italia veniva chiamato Canto fermo) alternandosi a brevi interludi di organo (denominati versetti). L’inizio e la fine di un Rito presieduto o celebrato da un Vescovo o da un Cardinale (come, per esempio, imponeva il Cærimoniale di Paride Crassi, redatto nella prima metà del Cinquecento) venivano punteggiati da una Toccata, mentre alcuni momenti della liturgia solenne (come la Presentazione delle Offerte, che avveniva dopo la Professione di Fede) erano riempite con un Ricercare, la cui austerità ben preparava il fedele al memoriale della Passione. Il ricordo dell’Atto sacrificale (o, come dice Girolamo Diruta, la ritualizzazione degli «aspri e duri tormenti della Passione di Nostro Signore») trovavano nel brano per l’Elevazione la loro traduzione sonora, attraverso armonie ricercate (a volte, sorprendenti), evocanti il mistero della Transustanziazione. Una canzone ‘alla francese’, invece sostituiva l’ultimo Agnus Dei («dona nobis pacem») e preparava l’animo del fedele alla Comunione e alla gioia interiore e alla conseguente gioia interiore che scaturiva per aver preso parte al Banchetto celeste. Un imponente corpus di composizioni per questi strumenti è andato, perciò, accumulandosi nel corso di almeno tre secoli e mezzo. Ancora oggi se ne percepisce la profondità e si può apprezzare — alla luce della Fede — la dolcezza che esso emana come forma di preghiera sonora. Non si può certo negare che queste forme di arte debbano esser considerate alla stregua dei grandi affreschi, delle imponenti sculture e delle più commoventi tele ad olio che suscitano, ancora oggi, la devozione. Tutti questi temi sono stati trattati lo scorso mese di maggio da Federico Del Sordo, professore presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra e presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, che da più di trenta anni dedica i propri studi, la propria attività discografica e di ricerca a questi aspetti della letteratura organistica.

Una foto di gruppo

A seguire la sua masterclass sono giunti alcuni studenti di nazionalità italiana e coreana, provenienti da queste due istituzioni. Al termine del breve ciclo di lezioni, i partecipanti insieme al Professor Del Sordo hanno tenuto un concerto che ha riscosso molto successo in termini di partecipazione. Il concerto è stato introdotto dai saluti del Vescovo Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Claudio Palumbo e da una prolusione del Maestro Marco Di Lenola. Ogni opera eseguita è stata spiegata, di volta in volta, dal Professor Del Sordo. Al termine dell’apprezzata esecuzione, il Vescovo ha conferito ai partecipanti l’attestato di merito, auspicando l’organizzazione di una seconda edizione, che già si preannuncia ricca di novità.

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