Riceviamo e pubblichiamo la nota della consigliera regionale del Partito Democratico Micaela Fanelli sull’autonomia differenziata
Il centrodestra molisano si trova in una contraddizione evidente ed ipocrita. Da una parte, celebra l’anniversario dell’autonomia regionale, lodando le conquiste e i benefici che questa ha portato alla regione. Dall’altra, non si oppone ed elogia la riforma dell’autonomia differenziata che, paradossalmente, potrebbe sancire la condanna a morte del Molise.
L’autonomia regionale del Molise, sessant’anni fa, è stata un’importante conquista, ottenuta con l’obiettivo di garantire alle piccole comunità locali una voce nel processo decisionale e di promuovere lo sviluppo regionale. Oggi, invece, l’autonomia differenziata e il premierato assoluto di Salvini e Meloni – stretti in uno scellerato patto politico – infliggono colpi mortali alla democrazia, ai diritti sociali, alla tenuta nazionale, all’intero Meridione.
Una riforma che, scevra dalla retorica partitica senza alcuna visione di futuro, non promuoverà lo sviluppo equo tra le regioni, ma accentuerà le disuguaglianze esistenti. Le regioni più ricche avranno maggiori risorse da investire in servizi pubblici e infrastrutture, mentre le regioni meno ricche, come il Molise, soffriranno ulteriormente a causa della diminuzione di risorse centrali. Le regioni con maggiori risorse finanziarie e infrastrutturali potranno investire di più in servizi pubblici, istruzione e sanità , mentre quelle meno ricche rimarranno indietro, con un impatto devastante sui diritti dei cittadini.
Tranquilli, ripetono come un mantra dal centrodestra, si definiranno (non finanzieranno!) prima dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da garantire su tutto il territorio nazionale. Omettendo di ricordare che per assicurarli servono 100 miliardi di euro e nessuno, ma proprio nessuno della tanto auto-magnificata filiera istituzionale di centrodestra, ha ancora detto dove si troveranno. Continuano a ripetere che l’autonomia differenziata sarà un’opportunità per le regioni del Sud, mentre è chiarissimo fin d’ora che sarà la tomba dei diritti e dell’autonomia stessa del Molise.
Non opponendosi con decisione, infatti, il centrodestra molisano contribuisce alla marginalizzazione esasperata della regione, mentre l’Italia vira sempre più verso una nostalgica, pericolosa e antistorica autarchia internazionale, suscitando in Europea il timore per i nostri conti pubblici e la conseguente disuguaglianza sociale che ne deriverà . Perché in un contesto globale e europeo che si sta sempre più orientando verso il macroregionalismo geopolitico, la nostra Nazione va invece controcorrente, accentuando le differenze territoriali, generando numerosi interrogativi e preoccupazioni sulla coesione nazionale e sulla capacità del paese di competere efficacemente su scala europea e globale. E invece di adoperarsi per il superamento del regionalismo attuale a favore di una visione europea più integrata, Meloni vuole un’Italia sempre più sola e Roberti un Molise sempre più povero.
La Francia e la Germania lo hanno capito da tempo e hanno impostato le loro regioni in questa direzione. Con i grandi gruppi industriali che, come Stellantis, preferiscono investire in nazioni e territori che hanno più peso in Europa e da tempo hanno puntato sulla competitività globale e lavorano in tal senso. Allontanandosi, di converso, sempre più da coloro, Italia e Molise, che derivano sempre più verso l’isolamento economico, infrastrutturale e sociale. Senza che né Meloni, né Roberti abbiano speso ancora una parola, compiuto un’azione, avanzato una proposta, per evitare che Stellantis abbandoni per sempre l’Italia e il Molise.
E allora, se il centrodestra molisano vuole realmente celebrare e preservare l’autonomia regionale, se davvero ha a cuore il futuro del nostro territorio, deve ribellarsi con forza all’autonomia differenziata.
Da parte mia, sto per presentare in Consiglio regionale un atto per impegnare il Presidente Roberti e tutti i consiglieri a promuovere il ricorso alla Corte Costituzionale insieme alle altre cinque regioni che lo hanno già annunciato. Parimenti, insieme ai sindacati, alle associazioni e ai partiti della sinistra, ci mobiliteremo per il referendum abrogativo, affidando a tutti gli italiani e molisani la decisione di approvare o meno questa riforma tanto contestata, pericolosa, ingiusta.