La corsa non si ferma, ma lo slancio sarà meno vigoroso di quanto ci si potesse aspettare. L’auto elettrica è tutt’altro che spacciata. Certo è che le case automobilistiche hanno rivisto i loro programmi. Per ora si parla di rinvio dei piani, ma i dubbi sono molti. In queste ore sono usciti nuovi dati che confermano i timori: la retromarcia è globale, le vendite delle auto a batterie sono in calo ovunque tranne che in Cina. Così titolano diversi quotidiani. L’annuncio più ambizioso lo aveva fatto tre anni fa la Mercedes: nuovi modelli solo elettrici dal 2026 e stop alle auto a benzina e gasolio dal 2030, ma ha dovuto fare marcia indietro. “Quelle date non sono più realistiche”, hanno ammesso i vertici. Anche Renault ha frenato, solo per fare un esempio, e poi c’è il caso che ci riguarda direttamente: Stellantis per ora ha fermato la riconversione a Gigafactory dello stabilimento di Termoli. Certo, nessuno parla di progetto cancellato, ma solo di tempistiche riviste in avanti. Le perplessità però, in uno scenario del genere, aumentano ogni giorno di più. Qualche numero: nel principale mercato europeo, finiti gli ecobonus, nei primi sei mesi di quest’anno le vendite di elettriche anziché aumentare sono diminuite del 18 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A luglio il calo è stato addirittura del 37 per cento. Per fare un esempio, in casa Mercedes, la classe S vende quasi 8mila esemplari al mese, mentre la sua controparte elettrica, anche se molto pubblicizzata, si ferma a quota mille. In tutta Europa il calo nel secondo trimestre di quest’anno è stato del 4 per cento. Negli Stati Uniti lo scenario è simile. Mentre solo in Cina il mercato delle auto a batteria sta andando bene: le auto elettriche sono il 30 per cento del mercato. Nessuno però rinnega il passaggio. Anche perché le Case, secondo un report che l’agenzia Reuters aggiorna ciclicamente, hanno pianificato di investire 1,2 trilioni di dollari entro il 2030. Servirà dunque solo più tempo per dare l’addio ai motori tradizionali.