Assente il Presidente Roberti, è toccato al Sottosegretario Vincenzo Niro prendere la parola nell’aula di Palazzo D’Aimmo per spiegare le ragioni che hanno portato la maggioranza alla revoca di quello – restando al sottosegretario – che sarebbe stato il suo doppio. Se ne va quindi con sentimenti diversi tra maggioranza e opposizione ma voti unanimi la figura del Secondo sottosegretario, oggetto di un dibattito infuocato e di una proposta di referendum avanzata dalle minoranze per bloccarne l’istituzione. Quello di Vincenzo Niro è stato un discorso in diesis. Il Sottosegretario in carica, e che resterà l’unico, ha preso la strada di un discorso alto, ascendente di un semitono, col quale ha cercato di spiegare le ragioni che hanno portato alla scelta della maggioranza. In sintesi, in linea con l’organizzazione che gli organi e le assemblee politiche stanno progressivamente assumendo, la scelta della maggioranza è stata quella di assicurare maggiore funzionalità ed efficienza ai centri decisionali e di raccordo tra le istituzioni. Ci siamo fermati, ha detto Niro, guidati dal buonsenso che ci impedisce di affrontare i costi esorbitanti di un referendum voluto dalle opposizioni.
Sin qui la relazione di maggioranza, alla quale sono seguiti gli interventi delle minoranze che hanno trovato un denominatore comune nel definire la legge di revoca portata in aula come legge retromarcia. Una retromarcia imbarazzante secondo Roberto Gravina – per evitare – ha detto invece Andrea Greco – un referendum scomodo che avrebbe portato il centrodestra a fallire davanti ai cittadini. Micaela Fanelli, capogruppo del PD, ha parlato di una legge – quella istitutiva – nata da un accrocchio di potere e che andava a snaturare tra le altre cose, con l’istituzione in statuto dei consiglieri delegati, le funzioni del Consiglio regionale. Alessandra Salvatore, del PD, ha parlato di difesa dell’indifendibile da parte della maggioranza mentre Massimo Romano, di Costruire democrazia, oltre a ribadire le censure generali al provvedimento ha sottolineato come essendo sparita dallo statuto l’istituto del consigliere delegato, la figura si sia completamente svuotata di contenuto. Il riferimento è alle deleghe recentemente attribuite ma prive di potere sostanziale. Di Sistematica ripartizione del potere ha invece parlato il consigliere del M5S Angelo Primiani.
Insomma, maggioranza e opposizione divisi su tutto ma d’accordo sul voto di revoca. Trattandosi di revisione statutaria la legge ha la necessità di un doppio passaggio in aula. Seconda tappa a fine anno in corrispondenza dei petardi di capodanno, con la maggioranza che butterà via il referendum delle opposizioni e con le opposizioni che insieme ai cocci dell’anno vecchio butteranno via anche il sottosegretario.