L’acqua non ha colore e difendere un bene primario di cui il Molise è ricco è interesse di tutti. Dai sindaci dei piccoli comuni, a quelli dei comuni maggiori, a chi ha le chiavi per regolare il flusso verso i rubinetti dei cittadini.
E’ il senso con cui gli esponenti dei vari soggetti deputati alla gestione si sono lasciati dopo il tavolo tecnico che si è svolto per fare il punto della situazione e individuare gli obiettivi a breve e a lungo termine.
Molise Acque, Egam e Grim, le sigle che a vario titolo decidono i bottoni da spingere, hanno convenuto che per risolvere la crisi idrica, serve la collaborazione di tutti. A partire dai sindaci.
Lo scenario non è drammatico come quello che stanno vivendo la provincia di Foggia e molte zone della Sicilia, tuttavia a differenza del passato la siccità ha messo in evidenza quello che poi si sapeva. In alcune città, a Termoli ad esempio, per il fabbisogno della popolazione sono sufficienti 100 litri di acqua al secondo nella rete, per lo più integra.
Non è lo stesso per Campobasso, dove per raggiungere quasi il doppio dei residenti serve pompare nelle tubature più del triplo di acqua: 330 litri al secondo. La spiegazione sta nella dispersione che sfiora il 70 per cento. A Venafro l’acqua persa è addirittura l’80 per cento.
La parola d’ordine con i sindaci è quindi buon senso, con una gestione oculata e una razionalizzazione delle chiusure notturne.
E a proposito di raziocinio, è stato sottolineato al tavolo che questo va usato in periodi di magra, anche per gli accordi che regolano la cessione di acqua a Puglia e Campania. Nel caso di gravi siccità gli accordi possono subire deroghe.
Il tavolo si è aggiornato, attendendo che piova, all’11 ottobre. L’8, invece, è convocato il Consiglio regionale su richiesta ella minoranza per fare chiarezza su ciò che è accaduto nei giorni della crisi idrica e del corto circuito tra Molise Acque e Grim
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