Manca poco meno di un mese alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, fenomeno che purtroppo continua a essere alla ribalta della cronaca, nonostante le iniziative e il potenziamento degli strumenti di contrasto, che paiono non essere ancora abbastanza efficaci, come da più parti viene evidenziato. Donne e ragazze continuano a morire o a finire in ospedale per mano di compagni, mariti o ex violenti, anche in presenza, purtroppo, di misure cautelari, più o meno pesanti, nei loro confronti.
E’ recente la decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Larino, Federico Scioli, che ha disposto il processo per un uomo di 43 anni, residente a Termoli , originario di un comune dell’hinterland, il quale dovrà rispondere, come chiesto dalla pubblica accusa, di reati pesanti: maltrattamenti continuati, minacce, percosse e lesioni nei confronti della convivente, una donna di 42 anni. Il Giudice ha considerato attendibili i riscontri investigativi secondo cui la vittima era sottoposta a sofferenze morali e fisiche, tanto da chiudersi a chiave in camera da letto perché impaurita dai comportamenti dell’uomo con il quale conviveva, che, in un’occasione, è emerso sempre dalle indagini, l’avrebbe costretta, con insistenza, ad aprire, minacciandola pesantemente, togliendole poi il televisore. Vessazioni che da maggio del 2023 sono continuate per mesi. La donna, in base a quanto messo nero su bianco dagli inquirenti, sarebbe stata aggredita dal convivente davanti ai familiari, anche in contesto pubblico, in altre circostanze afferrata per i capelli, costretta con la forza a far vedere il contenuto del cellulare, apostrofata e umiliata con frasi tipo “devi morire, buona a niente, parassita”. A dicembre 2023 l’ennesima scenata con lei che ha chiesto aiuto ai famigliari, poco prima di finire in ospedale dopo essere stata aggredita dal compagno che pretendeva la restituzione del cellulare, causandole, come riportato nel referto medico vagliato dagli investigatori, contusione al torace e stato d’ansia reattivo.
Rinviato a giudizio l’uomo, ora dovrà affrontare, il 10 febbraio, al Tribunale di Larino, davanti al giudico monocratico, il processo dove, affidandosi ai suoi avvocati difensori, è chiamato a dimostrare la sua innocenza.