Pietro Di Giacomo fu un magistrato e un politico italiano, molisano di Carovilli, scomparso nel 2001. Con il Partito Liberale Italiano fu eletto deputato nella II legislatura, in carica dal 1953 al 1958.
Il suo impegno parlamentare si sostanziò nella presentazione di 37 progetti di legge. Tra essi, quello più sentito e importante per la sua terra, fu il disegno di legge, nel 1954, per l’istituzione della provincia di Isernia. Istituzione che avvenne, poi, il 3 marzo del 1970.
A questa straordinaria figura, al parlamentare Pietro Di Giacomo, domani, sabato 21 dicembre, a Isernia alle 11.00, sarà intitolato il largo nel Parco Urbano della Stazione.
“Giudice e deputato lungimirante, fu anche tra i padri della Regione Molise. Con l’intitolazione di uno spazio dedicato alla memoria dell’onorevole Pietro Di Giacomo – si legge nella nota del Comune di Isernia, si intende ricordare una figura che tanto ha dato alla nostra terra, battendosi per favorirne l’autonomia e per difenderne gli interessi, dimostrando una straordinaria concretezza politica” .
La cerimonia di intitolazione avrà luogo, dunque, all’interno del Parco Urbano della Stazione, in corrispondenza dell’accesso centrale da via Libero Testa.
Ripercorriamo le tappe che portarono alla nascita della provincia pentra, partendo proprio dall’azione intrapresa dall’Onorevole Pietro Di Giacomo, agli albori della Repubblica.
All’indomani della fine della seconda guerra mondiale, un vasto movimento di opinione pubblica locale portò alla costituzione del Comitato per la Provincia di Isernia (o Comitato pro-provincia di Isernia, o Comitato di azione per la Provincia di Isernia), che si finanziò attraverso appositi contributi sulla vendita delle merci al minuto oltre che attraverso sovvenzioni spontanee di isernini, sia residenti che emigrati in Italia ed all’estero. Vennero nominati Presidente onorario il Vescovo di Isernia, Presidente l’On. Giovanni Ciampitti e vice-Presidenti il Giudice Pietro Di Giacomo e l’Avvocato Carlo Veneziale. Successivamente, il Giudice Di Giacomo divenne Presidente di questo Comitato.
Le istanze volte alla istituzione della seconda provincia molisana erano imperniate principalmente:
a) sul dato territoriale, ossia sulla necessità di allocare una serie di pubblici uffici e servizi decentrati in Isernia, così da evitare i gravi disagi che gli abitanti sia di questa città che dei molteplici Comuni orbitanti intorno ad essa dovevano affrontare per raggiungere Campobasso, disagi tanto più gravi alla luce della tortuosa viabilità di quell’epoca. D’altronde, l’istituzione della nuova provincia e l’allocazione in Isernia dei suddetti pubblici uffici e servizi avrebbe potuto favorire anche il decollo economico dell’intero territorio provinciale, come successivamente verificatosi anche con l’istituzione dei poli industriali di Pettoranello, Pozzilli, Sessano e Macchia d’Isernia.
b) su un dato per così dire “morale”, quale forma di risarcimento o comunque di riconoscimento del martirio subìto dalla città di Isernia a seguito del suo tragico bombardamento verso la fine della seconda guerra mondiale, che portò alla sua semidistruzione da parte delle forze alleate (angloamericane) al fine di affrettare la liberazione dell’Italia dai nazisti, mietendo tante e tante vittime;
c) su un dato giuridico, perché all’epoca vi erano anche in tutto il Molise forti aspirazioni finalizzate a separarlo dalla regione degli Abruzzi, ma, in base a quanto disposto dalla Carta Costituzionale, tanto non sarebbe stato possibile se la nuova Regione non avesse avuto almeno due province.
Tuttavia, non mancavano le resistenze di tipo campanilistico, perché altri Comuni molisani, alla luce della legittima rivendicazione portata avanti dalla città di Isernia e dai tanti Comuni alto molisani ad essa circostanti, cominciarono a loro volta a rivendicare di essere istituiti a provincia in luogo di Isernia. Così, a Larino e soprattutto a Termoli sorsero Comitati di agitazione, che minacciavano il passaggio di queste città alla provincia di Foggia; a Venafro fu costituito un Comitato per chiedere il passaggio alla provincia di Caserta; a Bojano sorsero rivendicazioni ulteriori; e, soprattutto, Campobasso cominciò ad opporsi fermamente alla istituzione di una nuova provincia.
Fu così che la prima proposta di legge per l’istituzione della provincia di Isernia, presentata dal Senatore Giovanni Ciampitti il 24 giugno 1952, si arenò e non venne mai discussa, perché contemporaneamente il Senatore Magliano presentò un’altra proposta di legge per l’istituzione della provincia binaria Larino-Termoli.
Ma la battaglia per l’istituzione della provincia di Isernia andò avanti, spinta dal Comitato pro-provincia presieduto dal Giudice Pietro Di Giacomo, da un’accesa campagna di stampa e da un vastissimo movimento di opinione pubblica locale, cui concorsero altri nomi illustri dell’epoca, come l’Avv. Mario Di Nezza, la Prof.ssa Titina Sardelli, l’Avv. Antonino Serafino, il Prof. Giulio Tedeschi, l’Avv. Giuseppe Cimorelli-Belfiore, il Prof. Sabino D’Acunto, il Prof. Giuseppe Ruggiero, la Prof.ssa Dora Melogli Montessoro, il Dott. Luigi Pansini, il Dott. Emilio Berchicci, il Dott. Dante Di Lello, il Dott. Giuseppe Di Pietro, il Dott. Eliodoro Pirone, l’Avv. Franco Ciampitti, l’Avv. Erennio Izzi, l’Avv. Domenico Lombardi, il Prof. Giuseppe Caroselli, il Dott. Walter Formichelli, il Prof. Cosmo Marinelli, il Prof. Angelo Formichelli, il Prof. Giordano Fiocca, il Prof. Giacinto Manuppella, il Prof. Giustino D’Uva, l’Avv. Antonio Caranci, il Rag. Giuseppe Maddalena, il Dott. Ovidio Bontempo, il Dott. Renato Ciamarra, l’Avv. Antonio Laurelli, l’Avv. Roberto Petrecca, l’Avv. Oreste Balzano, l’Avv. Gabriele Biello, il Dott. Federico Orlando, il Dott. Tarquinio Maiorino, i Sig.ri Nicolino Damiani, Camillo La Posta, Ivan e Gianfranco Ruggiero, Pietro Carugno, Vincenzo Silvestri, Giustino Lemme, Beatrice Casale, Giuseppe Carfagna, Anacleto Tamasi, Giovanni Paolino, Enrica e Luciana Tesone, Amilcare Graziani, Gaetano D’Agnilli, Mercurio Spartaco, Franco Iavazzi e tanti e tanti altri ancora. Vi concorse altresì in maniera trasversale la deputazione del posto, in persona degli On.li Sammartino, Colitto, Selvaggi, Monte, Amiconi, Sedati, così come vi concorsero tutte le categorie professionali, imprenditori, artigiani, commercianti, contadini, operai, impiegati pubblici e privati, liberi professionisti, giornalisti, studenti ed anche ecclesiastici. Insomma, si trattò di una vera e propria battaglia di popolo.
Fu così che, eletto Deputato in Parlamento, l’On. Pietro Di Giacomo presentò il 3 agosto 1954 la proposta di legge per l’istituzione della provincia di Isernia, di cui egli fu primo firmatario riuscendo a raccogliere le firme di centinaia di parlamentari, per l’esattezza altri 251 Deputati, che egli provvide a contattare e convincere uno per uno, appartenenti a tutte le forze dei vari schieramenti politici e tra i quali figuravano tra l’altro ben quattro futuri Presidenti della Repubblica (gli On.li Leone, Napolitano, Pertini e Segni), oltre che esponenti di spicco dei maggiori partiti nazionali tra i quali gli On.li Amendola, Berlinguer, Bozzi, Covelli, De Martino, La Malfa, Malagodi, Natta, Pajetta, nonché illustri rappresentanti del mondo politico, giuridico e culturale tra i quali gli On.li Camilla Ravera, Giuseppe Bettiol, Paolo Rossi, Alfonso Tesauro e tanti altri. Questa proposta di legge venne perciò presa in considerazione dalla Camera dei Deputati molto rapidamente, già in data 3 dicembre 1954.
Sennonché, insorsero nuovamente le analoghe istanze dei Comuni del Basso Molise (Termoli e Larino in testa) e le resistenze di Campobasso, Bojano e Venafro. Per cui l’iter parlamentare della proposta Di Giacomo subì un rallentamento. Al fine di spronarne la discussione, i Sindaci dei 53 Comuni dell’Alto Molise la appoggiarono apertamente in un apposito convegno, mentre scesero in campo ad Isernia l’intera classe forense, l’associazione dei commercianti e gli altri ordini ed associazioni professionali. Così, il 20 febbraio 1957 la proposta dell’On. Pietro Di Giacomo per l’istituzione della provincia di Isernia fu finalmente discussa alla Camera dei Deputati e fu quindi approvata a scrutinio segreto il 28 febbraio 1957 con voto plebiscitario (295 voti favorevoli e 145 contrari). Alla discussione ed all’approvazione della legge avevano assistito migliaia di isernini appositamente convenuti sia sulle tribune parlamentari che fuori della Camera dei Deputati, i quali tornarono quindi esultanti ad Isernia, dove si svolsero imponenti manifestazioni popolari e studentesche. A sostegno dell’istituzione della provincia nacque anche il giornalino locale “Il Ragguaglio”.
Ma, per istituire la Provincia, era necessario che la proposta Di Giacomo venisse approvata anche in Senato, ove la discussione venne più volte rinviata. Sicché, mentre a Campobasso ebbero luogo pubbliche manifestazioni e furono anche inviate delegazioni a Roma contro l’istituzione della provincia di Isernia, in quest’ultima città si svolsero una serie di manifestazioni e scioperi generali, mentre folti gruppi di isernini partirono per Roma per presidiare Palazzo Madama. Per tutta risposta, il Ministro degli Interni Tambroni inviò due battaglioni di Poliziotti e due battaglioni di Carabinieri in assetto da guerra, che misero la città in stato di assedio, presidiando scuole, uffici, stazione ferroviaria e vie di comunicazione. All’arrivo dei militari, i giovani isernini, incoraggiati anche da un sacerdote (il Rev.do Don Gnolfo), cominciarono a suonare le campane a stormo e la popolazione, appoggiata dal Comitato pro-provincia d’Isernia, scese spontaneamente in piazza sfidando le forze dell’ordine per manifestare con bandiere e cartelli. Il 9 e 10 marzo 1958, nel corso dello sciopero generale proclamato dal Comitato pro-provincia, ebbero quindi luogo violenti scontri tra migliaia di isernini da una parte e le forze dell’ordine dall’altra parte, con blocchi stradali, danneggiamenti vari, sassate, spari in aria, lancio di lacrimogeni ed invio di rinforzi con mezzi corazzati. Furono, questi, i moti passati alla storia come i “moti popolari del 1958”, dai quali scaturì pure un procedimento penale a carico di 59 isernini, che però alla fine vennero tutti assolti.
In tale clima, nella seduta del 13 marzo 1958 il Senato deliberò di rinviare ogni decisione sull’istituzione della Provincia di Isernia alla successiva legislatura. All’atto di questa decisione, giunsero nuovi massicci rinforzi di Polizia, Carabinieri ed Esercito, anche con i carri armati, in previsione di ulteriori disordini, che però non si verificarono grazie anche all’intervento pacificatore del Comitato pro-provincia di Isernia. Calò il silenzio dell’amara delusione, tutti i negozi rimasero chiusi, le bandiere bianche e azzurre vennero calate a mezz’asta e, mentre a Campobasso si festeggiava, ad Isernia il Sindaco Ciampitti e tutti i Consiglieri comunali si dimisero, sicché venne nominato un Commissario prefettizio che rimase in carica per tre anni.
Negli anni a venire, tra alterne vicende, la battaglia per l’istituzione della provincia di Isernia non conoscerà tregua e continuerà ad essere egregiamente condotta anche da altri politici come gli On.li Sedati, Vecchiarelli, Tedeschi, Palmiotti, La Penna ed i Sindaci Melogli Montessoro e Santoro, oltre che da un vasto movimento di opinione pubblica, fino a che, con la legge n. 20 del 2 febbraio 1970, Isernia verrà finalmente istituita provincia.
di Tonino Danese
////////////////////////////////////////////////////
Gran parte delle informazioni nell’articolo (con relativo materiale di riferimento) si rinvengono anche nel volume: “Le battaglie parlamentari e sociali per l’istituzione della provincia (1945-1970)”, Dossier a cura dell’On. Edilio Petrocelli edito dalla Marinelli Editore per il Consiglio provinciale di Isernia nel giugno 1992, cui si rinvia per gli eventuali approfondimenti del caso.
////////////////////////////////////////////////
Estratto dal volume “Rivoluzione (…senza sangue) per Isernia provincia”, a cura del Rev.do salesiano Don Giovanni Gnolfo:
“10 marzo: ‘Radunata sediziosa per invadere pubblici uffici; blocchi stradali e violenze contro la forza pubblica’.
Così il rapporto dei Carabinieri del 20 marzo. Di buon mattino il Comitato tenta di bloccare tutte le scuole. I commercianti scendono con bandiera spiegata che vien fatta ritirare. Vedo una marea di popolo e l’On. Di Giacomo, altoelevato, portato a braccia fino al Palazzo degli Uffici… sbarrato dai Carabinieri. Il citato rapporto dice: ‘Entra in scena il Rev.do Don Gnolfo che si affaccia al balcone del Convitto, sventolando una bandiera tricolore; con frasi non potute percepire, esortava evidentemente i dimostranti a non desistere dall’azione. Poco dopo, sempre sventolando la bandiera, si portò presso gli Uffici facendo anche egli pressione presso il portone contro il cordone della forza pubblica. A questo punto, il Commissario di P.S. autorizzava una delegazione: On. Di Giacomo (P.L.), Av. Izzi (P.S.), Nicola Manna (P.C.) e il Rev.do Don Gnolfo per accedere agli Uffici e ottenere l’adesione degli impiegati allo sciopero generale’.”