Il Vicario generale don Mario Fangio: la Diocesi di Trivento è rimasta quasi sola, nel nostro territorio, ad alzare la voce a difesa della gente non ascoltata nelle sue esigenze primarie. “Eccellenza, Eccellenze, Autorità Politiche, Civili e Militari, Sacerdoti, Religiosi e Religiose, popolo di Dio, grazie di cuore per l’onore che date alla nostra vetusta Diocesi con la vostra presenza – il messaggio di don Mario Fangio per l’ingresso del nuovo vescovo Camillo Cibotti – Eccellenza Reverendissima Monsignor Cibotti, a nome di tutta la Diocesi di Trivento le porgo il benvenuto, pieno di gioia, di speranza, di umile offerta della nostra collaborazione al ministero episcopale, che oggi lei inizia fra noi per la nostra crescita spirituale e umana, e per la costruzione del Regno di Dio. Le scelte umane dell’Autorità, di cui il Signore si serve per realizzare i suoi progetti, l’hanno portata in questa piccola ma vivace Diocesi a fare con noi il cammino di salvezza ed essa l’accoglie come “ colui che viene nel nome del Signore “ a guidarci nel cammino di fede. Non abbia timore per il suo futuro ministero. Un vescovo, che ha svolto qui il suo mistero, riferendosi al contatto umano diretto avuto con la gente, ebbe a dire:“ Finalmente qui ho potuto fare il Vescovo “. Il suggello a quanto detto lo pose Sua Santità San Giovanni Paolo II°, quando nella sua visita ad Agnone, ebbe ad esclamare “Valeva la pena di venire qui…” Questo le auguriamo di cuore, stando in mezzo a noi, alla nostra gente semplice e di cuore. Sarà un cammino semplice, povero di mezzi umani, come tante altre diocesi non più grandi di noi, ma intenso, ricco di sincerità, di fraternità, di rapporti autentici …e di sacrifici, come quelli fatti dalla popolazione che qui vive da millenni, introdotta alla fede fin dal IV secolo dal Vescovo-Evangelizzatore S. Casto. Sappiamo bene che tante volte, nei grandi territori, bisogna scegliere il minor male, per cui se è necessario scegliere se servire un numero grande di fedeli o uno piccolo, si deve privilegiare quello più grande. Il numero piccolo siamo noi, parrocchie di 300, 500, 1000 e qualcosa in più di abitanti. Ma anche i vecchietti delle nostre piccole comunità, i bambini, i giovani, gli adulti attendono un servizio dignitoso per le loro persone nel cammino della salvezza. Dal momento che si vedono privati dei servizi umani e sociali più essenziali, è assurdo che una Chiesa, che vuole privilegiare la periferia, essere ospedale da campo e voce dei più poveri ed emarginati, tolga loro analoghi servizi nell’ambito della fede. Quando nel visitare le parrocchie non avrà grandi folli di fedeli e non saranno i numeri a parlare, ma troverà rapporti veri e autentici e tanta umanità, allora si accorgerà della bellezza di stare qui, e potrà raccontarla agli altri Eccellentissimi Vescovi, per dissuaderli dal sopprimere la nostra Diocesi, aiutarli nella scarsa considerazione che essa, lontana dai grandi centri, ha storicamente subìto. Quanto dirò appresso va considerato applicando le necessarie proporzioni in relazione a popolazione e territorio. Non tema, Eccellenza. Troverà una Diocesi: povera, come si diceva, di mezzi e persone, ma che non abbandona a sé le comunità più piccole e sperdute; Una Diocesi che ha promosso sistematicamente il discorso sinodale, con i suoi vari momenti; Che lo ha fatto quasi a tappeto, ottenendo apprezzamenti anche in alto loco per i suoi elaborati; Che cura sistematicamente la formazione di laici, catechisti, sacerdoti; Una Diocesi con un laicato che risponde alle sollecitazioni pastorali; Una Diocesi che ha un clero unito, per due terzi locale, apprezzato dai tanti qualificati relatori, di cui si serve nelle sue varie iniziative, prestato anche per altri servizi pastorali e formativi della regione ecclesiastica, vedi Seminario Regionale di Chieti dove i nostri sacerdoti hanno lavorato e lavorano da lustri; Una Diocesi che, per vocazioni religiose, va avanti dignitosamente; Una Diocesi che si cura con generosità dell’edilizia sacra e pastorale senza farla gravare sulla economia delle piccole comunità; Una Diocesi che, nella regione ecclesiastica, non è da meno a nessuno nelle iniziative di solidarietà di vario genere promosse dalla Caritas Diocesana; Una Diocesi senza particolari casi delicati, e sana nella sua economia; Una Diocesi che, è rimasta quasi sola nel nostro territorio, ad alzare la voce a difesa della gente, non ascoltata nelle sue esigenze primarie; Una Diocesi dove speriamo di vedere sbocciare anche esempi di riconosciuta soprannaturalità e santità. Ma se, alla fine di questa non modesta, ma vera, presentazione della Diocesi, perdurerà la convinzione che siamo di fronte a realtà di poco valore, allora ci faremo forti di quanto dice S. Paolo: “ Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente del mondo, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini “ (1 Cor. 1, 22-25). A termine, il nostro pensiero addolorato, filiale, grato non può non andare al nostro amato defunto Papa Francesco, diventato riferimento per il mondo intero, e che ci mancherà nel rilancio dell’impegno missionario della nostra Chiesa locale. Auguri, Eccellenza. Auguri di buona salute, di buon cammino con noi. Auguri per un ministero episcopale fruttuoso e gratificante; auguri di raggiungere in questo cammino alte vette di quella santità a cui siamo tutti chiamati, ed a cui tutti dobbiamo pervenire. Accompagni lei e noi, con la loro intercessione, la S.S. Vergine Maria, a lei tanto cara, e quella dei Santi Protettori della Diocesi Triventina, i Santi Casto, Nazario Celso e Vittore.