Al termine di una giornata rocambolesca, fatta di continui rinvii, il Consiglio regionale del Molise , riunitosi alle 23, vara parte delle nomine per enti ed organismi sub regionali, in particolare solo quelle per Molise Acque e Arsiam. Per le restanti caselle scattano i poteri sostitutivi del presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro.
Contrariamente a ciò che si crede, il Consiglio regionale del Molise non è composto da esseri umani ma da omini verdi e bassi, con la testa a triangolo, le orecchie a punta e il naso a trombetta. Solo a dei marziani, infatti, poteva riuscire un’impresa come quella di ieri: fissare l’ora di inizio del consiglio alle nove del mattino e, partire alle 23, con circa quattordici ore di ritardo (la foto che pubblichiamo mostra un’aula desolatamente vuota intorno alle ventuno e trenta). Proprio così, sino alle ventidue inoltrate, ora in cui abbiamo deciso di levare le tende, lorsignori erano ancora intenti a discutere e mediare su circa un centinaio di nomine tra enti vari, carrozzoni e carrozzelle politiche, equamente distribuiti tra maggioranza e opposizione. Settanta per cento alla prima e trenta alla seconda: questi i termini di una spartizione alla quale, coerentemente col loro modo di agire e pensare, si sono sottratti solo i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Antonio Federico e Patrizia Manzo. Per il resto, tutti i Caballeros del consiglio non si sono fatti sfuggire l’occasione di piazzare qualcuno in qualche consiglio di amministrazione o collegio di revisori dei conti. In ballo cose appetitosissime e minchionerie inenarrabili: dall’Asrem alla Consulta per la montagna. Le nomine, tecnicamente, andavano fatte entro la mezzanotte, pena il passaggio del relativo potere al presidente del Consiglio regionale. Cosa che si è puntualmente verificata, poiché solo parte delle nomine sono state varate. Per le altre toccherà a Niro provvedere nel termine perentorio di tre giorni. Un’altra piccola quota, invece, verrà deliberata nel consiglio regionale programmato per il prossimo tre settembre.
Le nomine effettuate, in articulo mortis, sono le seguenti. Per il Cda di Molise Acque: Francesco Petraroia (Unione per il Molise) e Giampiero Cesario (Comunisti italiani) per la maggioranza; Angelo Simonelli (sindaco di Toro) per il centrodestra. Vanno invece a comporre il Cda dell’Arsiam: Carmine Gonella (Pd) e Antonio d’Antonio (Idv) per il centrosinistra; Mario Lupo, invece è il rappresentante del centrodestra. Sempre all’Arsiam, ma nel collegio dei revisori dei conti, vanno: Aurelio Morelli e Alessandro Sacchetti per la maggioranza; Giulio De Bernardo per l’opposizione.
Quello che tuttavia lascia interdetti dell’intera vicenda, non sono le tre fila di zanne da squalo che armano le mascelle di lorsignori Caballeros ma la lentezza da lumache e la grazia da bisonti con la quale si muovono. Ore, ore, ore e ancora ore infinite trattative, tutte interne alla maggioranza, per decidere cosa toccasse a chi e in che proporzione. Un minuetto estenuante che ha fatto svalvolare il presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, che ha minacciato di rovesciare il tavolo e di rimandare tutti a casa. Una sfuriata quella di Frattura che si è tradotta in un faccia a faccia con ciascun singolo consigliere di maggioranza per acquisire dall’interessato di turno indicazioni e desiderata.
I problemi maggiori, a Frattura, pare li abbia causati proprio il suo partito, il Pd, che avrebbe rivendicato circa il cinquanta per cento dei posti destinati alla maggioranza, fatto che se accettato avrebbe penalizzato e non poco le forze minori. Insomma, il governatore starebbe radicalmente cambiando atteggiamento verso le pressioni romane del duo Ruta – Leva sulla Regione. Ascolto sì, ma nessun condizionamento. Sta di fatto, tuttavia, che la maggioranza la figuraccia l’ha rimediata e pure in misura robusta. Anzi, diciamola tutta: la maggioranza è andata letteralmente in tilt e il fatto che poi Frattura abbia fatto il diavolo a quattro non toglie nulla all’idea che ci andiamo facendo, ovvero che larga parte di questa maggioranza sia composta da stracci contrabbandati per bandiere. Certo, ci sono le dovute eccezioni, ma la media è bassa. Anzi, bassissima.
Arrivare in Consiglio senza aver trovato prima la quadra è da principianti e questa è una riflessione alla quale prima o poi Frattura & Co. dovranno dedicarsi. Prendano esempio dall’opposizione che in Consiglio è arrivata, come dire?, “già parlata”, con tutte le caselline a sé spettanti già negoziate e divise. Con questo non intendiamo certo avallare logiche spartitorie ma semplicemente ribadire che l’improvvisazione regna sovrana tra i sostenitori di Frattura. Il presidente in questa circostanza ha sbattuto i pugni sul tavolo (e per noi ha fatto bene) e ha fatto capire agli insaziabili che il banco può saltare, ma quanto potrà durare estenuante minuetto?