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domenica, Dicembre 22, 2024

Termoli Jet: chi sbaglia le notifiche? Il processo alla nave dei misteri nasce morto, poi resuscita

AperturaTermoli Jet: chi sbaglia le notifiche? Il processo alla nave dei misteri nasce morto, poi resuscita

di PASQUALE DI BELLO

Prima udienza col botto al processo Termoli Jet che vede coinvolti per truffa aggravata politici e potentati. La spada della prescrizione e una serie di eccezioni procedurali rischiano di uccidere il dibattimento prima ancora che parta. Un clamoroso e inspiegabile errore nelle notifiche agli imputati potrebbe rivelarsi letale per quello che è uno dei processi più attesi dalla pubblica.  

Come per i merluzzi e i calamari, la Giustizia in Italia (complessivamente intesa) si ferma dal primo agosto al quindici settembre. E’ un fatto noto. Un fermo biologico che se nel primo caso serve al ripopolamento delle seppie, nel secondo consente agli avvocati di godere di un periodo di ferie. Questa – le ferie dei giureconsulti – pare sia la motivazione ufficiale della paralisi che ogni anno, in estate, coglie la Giustizia, come se gli avvocati, al pari di tutti gli altri professionisti del globo terraqueo, non possano decidere da soli dove, come e quando stabilire le proprie ferie, magari nominando sostituti e personale di complemento. Scriviamo questo, perché è nelle pieghe di questa fantasia balneare tutta italiana che si iscrive lo scampato (per ora) De profundis per il processo Termoli Jet, quello intentato contro nove persone chiamate a rispondere di truffa aggravata per aver scialacquato – questa la tesi dell’accusa – oltre otto milioni di euro provenienti dalle risorse ex art. 15, quelle destinate alla ripresa produttiva post terremoto e alluvione e finite spesso a finanziare progetti ad minchiam. Politici potentissimi di un tempo andato (Iorio, Picciano, De Matteis, Vitagliano, Di Sandro, Chieffo), imprenditori del trasporto su gomma ma con vocazione tardiva all’acqua marina (Giuseppe Larivera e Paolo De Matteis Larivera) e un funzionario regionale (Domenico Pollice). Tutti, dopo che si sono prescritti i reati di abuso d’ufficio e falso, ora devono rispondere dell’unico capo di imputazione rimasto in piedi: la truffa. Truffa aggravata, nel caso specifico.

E bene, anni e anni di indagini (i fatti risalgono a circa dieci anni fa) delle Procure di Larino e Campobasso, e non ultime la tigna e le capacità di Fabio Papa, un Pm che non molla nemmeno sotto una valanga, stavano per diventare coriandoli al vento, ritagli di carte processuali dispersi nel vento per l’ennesimo difetto di notifica nella citazione degli imputati. Ora – e ci sia consentito di aprire una parentesi – va detto a chiare lettere che bisognerà mettere mano a questa storia e a questo scandalo delle notifiche sballate, reiteratamente sballate, che sono spesso alla base della prescrizione e dei processi che marciscono nella culla. I cittadini vogliono sapere non solo chi i reati li commette ma anche per colpa di chi, talvolta, pur commessi i reati non vengono puniti. Insomma, è ora che qualcuno paghi dazio per questi sbagli grossolani.

Quello che è accaduto nel caso in esame è presto detto. Il decreto che dispone il giudizio è stato notificato agli imputati a fine luglio (30 – 31 luglio), esattamente alla viglia del fermo biologico della Giustizia. La legge processuale prevede che tra la notifica e la prima udienza vi siano venti giorni liberi, non rientrando nel computo il periodo di sospensione dell’attività giudiziaria. Ciò vuol dire che dal momento della ripresa, sedici settembre, a quello della prima udienza, ventisette settembre, di giorni ne sono passati solo nove. Detto questo, lasciamo ai lettori ogni ulteriore commento in proposito.

Tutto questo – ma poteva essere diversamente? – è stato fatto rilevare dalle difese degli imputati (a cui il riposo, evidentemente, oltre che far bene ha portato anche bene) che hanno eccepito pregiudizialmente la questione. Pregiudiziale accolta dal giudice che ha fissato la nuova udienza per il venticinque ottobre. Questo per tutti gli altri, tranne che per l’ex assessore Gianfranco Vitagliano, la cui posizione era stata precedentemente stralciata da quella degli altri. Perché? Per un difetto di notifica! Per lui il Tribunale si pronuncerà il prossimo tre ottobre. In un primo momento la posizione di Vitagliano era stata riunificata a quella degli altri – su richiesta del suo stesso avvocato, Antonio De Michele – ma, successivamente al colpo di scena delle notifiche difettose, il procedimento per il politico termolese è proseguito a se stante. Un segnale preciso del Tribunale che, evidentemente, vuole arrivare a sentenza prima che si compiano i termini prescrittivi: dieci ottobre per Vitagliano, trenta ottobre per gli altri. Un altro segnale in tal senso il Tribunale lo ha dato riducendo sensibilmente le liste dei testi presentate dalle parti, segno evidente che la questione è “matura” nella mente del giudice. Cosa sia maturato, questo non è dato di saperlo, salvo aver inteso che il Tribunale questo processo vuole farlo.  Ci riuscirà? Lo vedremo, intanto ottobre e prossimo e, insieme alle foglie, il pericolo che tutto cada è più che una probabilità. Il Pm Papa e il giudice Roberta D’Onofrio, che compone il Tribunale in composizione monocratica, faranno di tutto perché questo non accada. Questa, al momento, è l’unica certezza che abbiamo, insieme al fermo in estate per merluzzi e calamari.

 

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