La crisi Ittierre, se non gestita e controllata, potrebbe provocare la desertificazione industriale del Molise. L’Ittierre, con il suo fatturato, produce gran parte del Pil manifatturiero della regione. Se venisse meno, si avrebbero ricadute pesantissime sull’intero territorio e tessuto sociale. Per questo, il responsabile di Euridit Molise, Giorgio Gagliardi, lancia l’allarme, fotografando lo stato dell’arte del comparto industriale. Lo fa partendo dai dati del rapporto Svimez che ha disegnato un quadro preoccupante per il nostro Paese. E si riallaccia a quanto sta accadendo all’Ittierre di Pettoranello del Molise. “Si potrebbe affermare-scrive Gagliardi- che le aziende leader del “made in italy” vendono di più nel mondo e producono di meno in Italia. In Molise purtroppo si susseguono i segnali di “desertificazione industriale” tra i quali spicca la crisi dell’ITTIERRE. L’azienda, insieme allo storico marchio POP 84, ha trainato lo sviluppo del settore moda assicurando elevati livelli occupazionali diretti e indiretti e la formazione (negli anni) di un patrimonio di competenze e di cultura sul “prodotto” che rappresenta un punto di forza per il sistema moda molisano. Auspicando che dal “tavolo nazionale” emergano proposte in grado di assicurare la “continuità” dell’attività aziendale e la salvaguardia delle maestranze, sarebbe opportuno aprire una riflessione sul futuro del settore moda in Molise, al fine di stimolare una endogena capacità di cambiamento/innovazione nel settore in grado di generare un nuovo processo di sviluppo. Una riflessione, questa, avviata dalla Provincia di Isernia attraverso il “Piano strategico per il sistema moda”, con il quale si intendeva tracciare un nuovo percorso di sviluppo per il settore con un approccio metodologico corretto e attuale. E proprio sull’esigenza di un nuovo percorso di sviluppo, si è svolto a Isernia un incontro che ha visto la partecipazione di diverse aziende del tessile abbigliamento molisano. Nell’incontro è emersa la chiara necessità/volontà di intraprendere iniziative tese a salvaguardare/promuovere il tessuto produttivo locale, composto prevalentemente da aziende subfornitrici, con una struttura generalmente orientata alla produzione di “fase” che non consente loro di accedere (a causa della loro ridotta dimensione/funzionalità) al mercato. Esse sono esposte alla “insostenibile” concorrenza dei Paesi a minor costo del lavoro e delle produzioni “clandestine” presenti anche nel nostro Paese. Per questo motivo i partecipanti, con il supporto dell’associazione EURIDIT e dell’ampio partenariato Istituzionale e sociale ad essa collegata, intendono sviluppare una iniziativa che punti proprio alla creazione di una organica forma di cooperazione tra le aziende produttrici (rete) e di queste con il sistema commerciale/distributivo, finalizzata alla valorizzazione delle produzioni “made in italy” così come richiesto dal mercato. Il progetto, denominato “Rete Moda Italiana”, prevede lo sviluppo di una cooperazione produttiva tra i promotori (contratto di rete) fondata sulla “complementarietà di fase” e dotata, al suo interno, di un ciclo di lavorazione “tracciato” in grado di contrastare la “contraffazione del capo”, particolarmente dannosa per le griffes, e assicurare un prodotto “100% made in italy”, rispettoso dell’ambiente e delle condizioni di coloro che vi lavorano. Il manifestato interesse al progetto di alcune griffes di assoluto rilievo, conferiscono concretezza e importanza all’iniziativa. Un progetto quindi- conclude Giorgio Gagliardi per: valorizzare le produzioni “made in italy”; rendere maggiormente (nuovamente) conveniente una loro produzione in Italia; favorire il rientro delle lavorazioni nel nostro Paese (vedi accordo Natuzzi); contribuire al raggiungimento degli obiettivi di incremento del manifatturiero definiti in sede comunitaria e nazionale per favorire la crescita economica e l’occupazione. Un progetto infine per offrire nuove opportunità di sviluppo alle imprese del settore e per valorizzare, anche in una logica di spin-off, il patrimonio di competenze presenti nel nostro territorio“.