Successo della manifestazione degli “Indignati” contro i privilegi della Casta. Sfidando il gelo, centinaia di persone si sono radunate in piazza Prefettura a Campobasso per ribellarsi contro le indennità faraoniche stabilite dalla legge 10 a favore dei consiglieri regionali. Dato preoccupante della giornata è stata l’assenza di tutto il mondo dell’associazionismo, sindacale, civile e religioso, dalla manifestazione.
C’è qualcosa che manca, e che manca colpevolmente, nell’inflessibile protesta dei cittadini contro le mostruose indennità della Casta. Lo abbiamo visto anche nell’ultima occasione utile in tempo cronologico: la manifestazione degli “Indignati” dinanzi alla Prefettura di Campobasso. Qualche centinaio di cittadini, sfidando il gelo tagliente di sabato mattina, sono tornati in piazza contro i privilegi di lorsignori. Ma erano soli: a centinaia ma soli. Mancavano, colpevolmente, tutto il mondo dell’associazionismo: da quello sindacale a quello cattolico, da quello ambientalista a quello civile. Dov’erano i marciatori dello sciopero, i professionisti della fiaccolata, i piantatori di alberi nasturzi e i lottatori contro le mafie? Dov’erano Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e dov’erano i compagni della Fiom (per restare alle sigle più note)?. Dov’erano le quattro curie vescovili di Termoli, Campobasso, Trivento e Isernia? Dov’erano il WWF, Fare Verde, le associazioni animaliste? E dov’erano Libera e il neonato Comitato contro le camorre? Dov’erano gli studenti e i lavoratori, forse sulla collina a dormire come i morti di Spoon River? Fatta eccezione di qualche comunista a cui va riconosciuta una coerenza adamantina (Italo Di Sabato, ad esempio, dell’Osservatorio contro la repressione), dov’erano gli altri compagni, gli attivisti delle organizzazioni giovanili abituati a tifare più per i Che Guevara in fuoriserie o quelli decorati al papillon che per gli operai in tuta alle catene di montaggio? Dov’erano? Dov’erano tutti: nelle catacombe?
E le sigle che citiamo, messe a casaccio, sono soltanto quelle che ci vengono in mente ora mentre premiamo i tasti del nostro computer. Se spremessimo ulteriormente le meningi e fossimo meno indulgenti con l’accidia tipica del sabato pomeriggio, siamo certi che ce ne verrebbero in mente molte altre. L’impressione, la morale che possiamo trarre da questa vicenda – se una morale vi può essere –è una sola: peggio della classe politica in Molise c’è solo una cosa: i molisani. Certi molisani. Quelli che vivono in quel Molise pavido, untuoso e istrionico dei compari a tre marce abituati al battitacco e al baciamani. Sono loro la riserva aurea di qualunque classe politica salga al governo di questa regione. Altro che Iorio! Altro che Frattura! Chi governa tra i privilegi ha colpe infinitamente minori di chi quei privilegi li consente. La questione, la questione centrale, non è politica è antropologica. Hai voglia tu a parlare di Sanniti! E’ solo retorica consolatoria. I molisani di oggi, in larga parte, stanno ai Sanniti di ieri come lo scarico di una lavastoviglie (elettrodomestico che prendiamo a prestito solo per decenza) alla nona sinfonia di Beethoven.
La storia la sappiamo delle indennità la sappiamo e c’è venuta quasi a noia. Facendosi forte di una discutibile normativa nazionale che consente comunque di stabilire, per politici e politicanti, appannaggi e privilegi da califfi, in Regione hanno sfornato l’imbarazzante legge 10. Di riffa o di raffa, gli zecchini si contano a migliaia con somme che superano anche i diecimila euro. Per non parlare della raccapricciante vicenda dell’articolo 7, assurto alle cronache nazionali.
Gli indignati, da soli a centinaia, sabato mattina, col gelo che tagliava la faccia, hanno manifestato contro tutto questo. Ed è stata una fortuna. Contro il Molise con la calzamaglia ne sta nascendo un altro. Che non è indignato, è coraggioso. Ecco, non chiamiamoli più indignati questi molisani, chiamiamoli coraggiosi. E’ questo l’aggettivo corretto.