Sono dovuti intervenire di prima mattina i Carabinieri per sedare gli animi di decine e decine di studenti e lavoratori rimasti a piedi alla stazione dei pulman di Venafro.
La causa dei disordini la decisione delle Ferrovie di tagliare dal 16 dicembre due corse sostitutive su tre di quelle che ogni mattina collegano Vairano, in Campania, a Isernia in Molise.
Tre pulman – in sostituzione dei treni – che partivano da Vairano alle 6,45, 6,50 e 7. Sono stati aboliti quelli delle 6,45 e delle 7, che, tra l’altro, si fermavano anche a Sesto Campano e Roccaravindola.
Una situazione drammatica per un centinaio di lavoratori e studenti che, dalla sera alla mattina, si sono ritrovati letteralmente a piedi, impossibilitati a raggiungere le scuole o il posto di lavoro a Isernia.
Causa del taglio operato dalle Ferrovie, la decisione della Regione Abruzzo di non finanziare più le due corse.
Il motivo la soppressione della tratta ferroviaria Isernia, Carpinone, Sulmona. In sostanza la Regione Abruzzo non ha più alcun interesse a pagare i costi di un collegamento, con la Campania, che non c’è più.
Ma si tratta di una scelta che ha avuto come conseguenza l’appiedamento di un centinaio di ragazzi e lavoratori che quotidianamente dovevano venire a Isernia e che erano in possesso di regolari abbonamenti.
Della decisione dell’Abruzzo erano stati informati tutti: regioni, comuni e province, ma, puntualmente, non ha fatto nulla nessuno, né la regione Campania, né la regione Molise.
Immediato il coro di proteste. I primi ad accorgersi di quanto accaduto sono stati il sindaco di Venafro, Sorbo e il consigliere provinciale Gregorio Perna, che hanno chiesto l’immediato intervento della Regione Molise, ma finora non si registra ancora nessuna risposta e in cento, tra lavoratori e studenti continuano a restare a piedi e se vogliono raggiungere Isernia dovranno usare le proprie auto, per chi ce l’ha.
Ma da oggi c’è anche un’altra notizia, forse ancora più terrificante, le Ferrovie stanno sostanzialmente rinunciando al collegamento tra Campania e Molise. Insomma c’è da preoccuparsi.