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venerdì, Dicembre 27, 2024

Termoli, è corrida nel centrodestra. Tutti contro tutti per la poltrona da sindaco

AperturaTermoli, è corrida nel centrodestra. Tutti contro tutti per la poltrona da sindaco

di PASQUALE DI BELLO

Dalla frittata romana di Rotondi, commissario di Forza Italia per il Molise, alla scelta dell’ex sindaco Di Brino di correre da solo, dalla candidatura di Marone a quella sempiterna di Remo Di Giandomenico, il centrodestra termolese è al “tutti contro tutti”. Una vera e propria corrida politica che rischia di favorire  

Se il centrodestra consegnerà la città di Termoli ai concorrenti del centrosinistra o ad altri in corsa per la massima carica a Palazzo di Città, la responsabilità, o meglio la colpa, sarà di uno ed uno solo: Gianfranco Rotondi, un uomo dalla fronte inutilmente spaziosa (come avrebbe detto l’indimenticabile Fortebraccio) a cui Silvio Berlusconi ha assegnato il ruolo di commissario regionale di Forza Italia. Per settimane ha tenuto in canzone l’intera coalizione, alleati e sodali, per arrivare ad una conclusione da vero King Kong della politica nazionale: tutti e tre nomi in corsa per il centrodestra, Di Brino, Colaci e Roberti, sono stati ritenuti egualmente meritevoli di fiducia e pari dignità, tutti abilitati alla corsa come sindaco. Conclusione, se conclusione può chiamarsi questo ragionamento che sta alla logica come un paracarro alla Torre Eiffel, è che Rotondi ha rispedito dopo settimane di andirivieni con la Capitale tutti a Termoli dicendo, sostanzialmente: “Vedetevela voi al tavolo locale”. E così è stato. Il tavolo, che visto lo stato del centrodestra termolese deve essere stato di certo un tavolo da osteria, si è aperto e poi chiuso con l’unica conclusione possibile: dei tre nessuno è passato e la scelta è cascata su un quarto candidato, l’avvocato Michele Marone, persona degnissima e rispettabilissima, che però adesso è finito dritto in mezzo alle mazzate. Sabato mattina si è presentato alla stampa accompagnato da Alberto Montano che a Marone ha fatto un sacco di complimenti ma si capiva che più parlava del neocandidato e più pensava che in fondo, il sindaco, avrebbe voluto farlo lui. Montano, per capirci, era anche lui in corsa sino a qualche giorno fa. Vedremo adesso quali consensi riuscirà a coagulare attorno a se Michele Marone, anche perché la novità del giorno non è stata la sua scelta come candidato ma un’altra.

Di buon mattino, l’ex sindaco Antonio Di Brino, ha fatto sapere che Rotondi o non Rotondi, tavoli e non tavoli, osterie o bettole, lui non ci stava alla soluzione uscita dal cilindro e che quindi avrebbe giocato la partita in proprio come candidato del Nuovo centro destra. Di Brino, che dietro quell’aria tranquilla da tricheco ha dimostrato di avere attributi e mutande di piombo, ha preso una decisione i cui esiti sono imprevedibili: quella di spaccare il fronte dei moderati e giocare la partita della vita. D’altro canto, a Termoli il rischio che ciascun candidato corre è minimo, poiché l’estrema frammentazione delle candidature (che potrebbero divenire complessivamente sei) consente di catapultare ognuno dei concorrenti al ballottaggio con un pugno di voti. Detto questo, il dato politico che rileva è la vera e propria deflagrazione del centrodestra, esplosione a cui ha dato un apporto determinante anche l’ex sindaco e parlamentare Remo Di Giandomenico. Venerdì sera, come fosse il divino Otelma, si è presentato ad una platea giubilante di seguaci, un rave party di adepti osannanti, come nelle migliori chiese e confessioni. Di Giandomenico e sulla scena (se non abbiamo fatto male i conti) dal 1971, un’eternità che quando tra mille anni l’interessato sarà passato a miglior vita, imporrà ai termolesi di contare il tempo non più in avanti e dopo Cristo ma in avanti e dopo Di Giandomenico.

A Termoli siamo alla corrida politica e non lasciamoci ingannare dai tentativi di ricomposizione: sono finti, come le tette di una nota pubblicità di gomma da masticare. Tutti incontrano tutti ma con una mano stringono l’altra e con l’altra ancora stringono una banderilla da piantare sul capocollo dell’avversario.

 

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