«Alla lunga si perde sempre». Sempre. Brutte notizie per i giocatori d’azzardo incalliti: la fortuna non esiste. O meglio: c’è, a volte bacia gli audaci, ma soltanto quelli occasionali. Perché – appunto – alla lunga al gioco si perde sempre.
A dirlo non è uno psicologo, né un educatore impegnato in una campagna contro la dipendenza. «Alla lunga si perde» è un principio della matematica. Di più: grazie a una semplice moltiplicazione («Semplice sulla carta, ma difficile da far propria») un giocatore inarrestabile può sapere in anticipo quanto perderà esattamente, dopo mesi o anni di tentativi.
Il banco vince
Paolo Canova e Diego Rizzuto, esperti nel calcolo delle probabilità, ospiti ieri al convegno «A che gioco giochiamo?» promosso da Regione e Aress, sono chiari. «Ogni gioco è naturalmente organizzato per far guadagnare il banco. E il banco ha sovente un margine fisso e sicuro di guadagno».
La sconfitta, alla lunga, è un calcolo. «Ciò che uno perde è il prodotto del margine di guadagno del banco moltiplicato per la somma giocata nel tempo». Perché ogni gioco (roulette, Superenalotto, Win for Life) hanno una loro percentuale di vincita sicura.