Chiuse le operazioni di riconteggio a Campobasso, Antonio Battista è il nuovo sindaco della città per una manciata di voti. Grande attesa, invece, per il ballottaggio al Comune di Termoli tra Angelo Sbrocca per il centrosinistra e Michele Marone per il centrodestra. Sullo sfondo le crisi di leadership e la spaccatura nel PD.
A ventiquattrore dallo scrutinio per le elezioni comunali vi è, al Comune di Campobasso, un dato incontrovertibile. Antonio Battista, candidato a sindaco con in tasca la tessera del PD, ha totalizzato un numero di consensi personali inferiori a quello conseguito dalle undici liste a lui collegate e questo, indipendentemente dall’esito finale del riconteggio, ha un suo preciso significato: la sua candidatura, solennemente sancita dalle Primarie di coalizione, non ha sfondato. A costringerlo al battiquorum, per l’aritmetica, sono state pochissime schede che alla fine, pendendo a suo favore, gli hanno consentito di raggiungere l’agognato quorum. Per l’analisi politica, invece, a tirare il freno a mano di un treno che pareva lanciato in corsa, sono stati proprio gli elettori delle liste a lui collegate che, se da un lato hanno scelto uno dei partiti o candidati consiglieri collegati al centrosinistra, dall’altro hanno preferito un sindaco espressione di un’altra coalizione o movimento. I numeri parlano chiaro: a Battista sono andati oltre mille e ottocento voti in meno di quelli conquistati dalle sue liste. Dall’altro lato, Roberto Gravina, candidato del Movimento 5 Stelle e sino all’ultimo sfidante ad un ballottaggio sfiorato per una manciata di voti, ha conquistato oltre duemila voti in più della lista che lo accompagnava. A Termoli, stessa zuppa. Angelo Sbrocca, candidato a sindaco con la tessera del PD in tasca, è sotto di circa cinquecento voti rispetto alle cinque liste che lo accompagnano. Anche qui non c’è stato nessuno sfondamento. Battista e Sbrocca, va detto per un discorso di chiarezza e onestà intellettuale, sono però in buonissima compagnia. Il primo, ad esempio, è accomunato nel medesimo destino che è toccato a Michele Scasserra del Polo civico, mentre il secondo è nella stessa barca con Michele Marone, candidato del centrodestra col quale andrà al ballottaggio, anch’esso sotto le liste di accompagnamento.
Le considerazioni da fare potrebbero essere molte, tuttavia ci limiteremo a due sole. Le Primarie, le tanto sbandierate primarie del PD, sono uno strumento utile ma del tutto insufficiente a determinare la scelta delle leadership politiche e amministrative. L’unico ad aver sovrapposto perfettamente la propria affermazione interna con una riconosciuta leadership esterna, è Matteo Renzi. Il resto , da quando esse sono state introdotte, è fuffa, imbottitura di seggiole contrabbandata per manna celeste. Prodi compreso, che fu il primo ad ungersi con l’olio del Signore spremuto dall’olivo delle primarie. La seconda considerazione da fare, invece, è che l’eclatante “effetto Renzi” che c’è stato in tutta Italia, in Molise s’è fatto sentire poco o punto. Sarà anche perché qui da noi il renzismo c’è ma, come tutte le cose, è ai quattro formaggi. La prova evidente è la rissa continua interna al partito. Un tutti contro tutti che coinvolge, senza esclusione di colpi, i big del partito. Tutti renziani a ventiquattro carati ma con una propensione paurosa da sparafucile.
Del renzismo da caseificio, siamo stati testimoni in occasione della recente tornata amministrativa nel nostro comune di provenienza e residenza: San Martino in Pensilis, noto a questo punto per tre cose: la Carrese, la Pampanella e le mazzate alla cecata dentro al PD. Alla lacerazione locale del Partito democratico, presentatosi diviso in appoggio a due candidati sindaco diversi e a rispettive liste, hanno pensato bene di dare una rappresentazione cinematografica due pezzi da novanta del partito: l’On. Laura Venittelli, intervenuta a sostegno di uno dei candidati, e il segretario regionale del PD, Micaela Fanelli, intervenuta a favore dell’antagonista. Le due, entrambe proclamatesi renziane antemarcia, hanno sostenuto i due antagonisti (Antonio Zio la prima e Massimo Caravatta la seconda) che se ne sono dette e date di santa ragione in occasione dei comizi conclusivi. E’ un esempio, questo, che facciamo a scrutino effettuato e che offriamo non solo ai lettori ma anche al sindaco di Battista e al candidato al candidato al ballottaggio di Termoli, Sbrocca, perché, come dice un trito adagio popolare che qui però va bene, oltre a vincere bisogna anche convincere. E su questo, a queste condizioni, qualche dubbio ce l’abbiamo.